Appena nati... in libera uscita!

Bella questa idea della fascia per portare i piccoli con sé a contatto di pelle.
Per secoli usata nelle popolazioni più diverse per consentire alle madri di continuare a lavorare, oggi è usata fin dal primo giorno di vita, o subito dopo, per andare in pizzeria, a fare compere nei centri commerciali, in mezzo al frastuono, le voci alte e così via.
La condizione femminile è cambiata, per fortuna, ma le esigenze del neonato o della neonata sono sempre le stesse: non possono adeguarsi così velocemente al modo di vivere attuale.
La famosa quarantena- i quaranta giorni dopo ilparto/nascita - nelle pratiche più antiche, ovunque diffuse dalla foresta alla capanna, dalla casa al castello, davano massima protezione a entrambi.
La madre poteva riprendere lentamente le sue forze dopo tanta fatica e il piccolo stava con lei nel silenzio, nella semioscurità, rispettati dalla famiglia.
Un tempo di protezione per entrambi.
C'è chi esagera dall'altra parte e non esce di casa per due o tre mesi e chi invece, ignora completamente lo sforzo di adattamento richiesto al neonato nel passaggio improvviso dalla sicurezza, dal calore, lo stato di liquidità del corpo materno, alla vita in famiglia.
È attrezzato per tutti i cambiamenti interni che la biologia del suo piccolo corpo conduce al meglio ma non certo ad essere trattato subito come se avesse già tre o quattro mesi.
Senza parlare della fatica / sforzo dell'imparare a succhiare. Perché oggi le donne hanno subito bisogno di esporre il bambino in esterno, subito lasciarlo passare in tanti mani diverse mettendolo a contatto con batteri sconosciuti quando ancora non ha avuto il tempo di assuefarsi a quelli materni, a lui più consoni.
Il Dott. Lorenzo Braibanti suggeriva alle neo-mamme di proteggere il figlio appena nato da cinque “abbagliamenti”, come lui li chiamava:
-il freddo (viene dai 38°) ; - la luce ( ha vissuto nella semi- oscurità); - il rumore (prima sentiva solo la voce materna con pochi suoni); -odori sconosciuti (diversi dal seno materno) e infine - spostamenti (si aspetta di non essere brutalizzato).
Come ha insegnato Montessori, i modi sbrigativi, le mani capaci solo di “non far cadere”, considerarlo insensibile perché è così piccolo, significa infliggergli esperienze di paura, dunque la fascia sì, ma senza fretta, senza anticipazioni gratuite.
Per secoli usata nelle popolazioni più diverse per consentire alle madri di continuare a lavorare, oggi è usata fin dal primo giorno di vita, o subito dopo, per andare in pizzeria, a fare compere nei centri commerciali, in mezzo al frastuono, le voci alte e così via.
La condizione femminile è cambiata, per fortuna, ma le esigenze del neonato o della neonata sono sempre le stesse: non possono adeguarsi così velocemente al modo di vivere attuale.
La famosa quarantena- i quaranta giorni dopo ilparto/nascita - nelle pratiche più antiche, ovunque diffuse dalla foresta alla capanna, dalla casa al castello, davano massima protezione a entrambi.
La madre poteva riprendere lentamente le sue forze dopo tanta fatica e il piccolo stava con lei nel silenzio, nella semioscurità, rispettati dalla famiglia.
Un tempo di protezione per entrambi.
C'è chi esagera dall'altra parte e non esce di casa per due o tre mesi e chi invece, ignora completamente lo sforzo di adattamento richiesto al neonato nel passaggio improvviso dalla sicurezza, dal calore, lo stato di liquidità del corpo materno, alla vita in famiglia.
È attrezzato per tutti i cambiamenti interni che la biologia del suo piccolo corpo conduce al meglio ma non certo ad essere trattato subito come se avesse già tre o quattro mesi.
Senza parlare della fatica / sforzo dell'imparare a succhiare. Perché oggi le donne hanno subito bisogno di esporre il bambino in esterno, subito lasciarlo passare in tanti mani diverse mettendolo a contatto con batteri sconosciuti quando ancora non ha avuto il tempo di assuefarsi a quelli materni, a lui più consoni.
Il Dott. Lorenzo Braibanti suggeriva alle neo-mamme di proteggere il figlio appena nato da cinque “abbagliamenti”, come lui li chiamava:
-il freddo (viene dai 38°) ; - la luce ( ha vissuto nella semi- oscurità); - il rumore (prima sentiva solo la voce materna con pochi suoni); -odori sconosciuti (diversi dal seno materno) e infine - spostamenti (si aspetta di non essere brutalizzato).
Come ha insegnato Montessori, i modi sbrigativi, le mani capaci solo di “non far cadere”, considerarlo insensibile perché è così piccolo, significa infliggergli esperienze di paura, dunque la fascia sì, ma senza fretta, senza anticipazioni gratuite.
Perché il parto in casa. Pro e contro
Il parto in casa dovrebbe essere una possibilità consentita a tutte le donne che godono di buona salute in gravidanza, il cui bambino cresce regolarmente e si presenta in posizione cefalica (ovvero a testa in giù) presso il termine della gravidanza. Queste condizioni che sono valide per più dell’85% delle donne, anche italiane, consente la scelta del parto a domicilio seguito da ostetriche professioniste competenti in questo tipo di assistenza.
I PRO
La casa, il proprio ambiente consentono l’esprimersi dell’intimità sia per la donna che per la coppia, la donna è libera di muoversi come ritiene , scegliere le posizioni più favorevoli o anche immergersi in acqua, nella vasca da bagno o fare una doccia: tutto ciò che le consente di sostenere le doglie. La presenza di un’ostetrica che la supporta, la sostiene la massaggia o respira semplicemente con lei è fondamentale. A volte è il compagno a fare tutto questo e l’ostetrica, con discrezione ed empatia, segue che tutto si svolga regolarmente, effettua periodicamente visite vaginali per verificare l’evolversi del travaglio, così come ascolta il battito del bambino per controllare il suo benessere.
Nel parto in casa è la donna che sceglie la posizione più efficace nella quale spingere il suo bambino: accovacciata, carponi, sul fianco o anche nell’acqua. e non sarà necessario praticare alcun taglio sui genitali per il parto: l’ostetrica e la donna insieme troveranno il modo migliore per la donna (il respiro sottile, gli impacchi caldo-umidi, l’olio lubrificante naturale) per consentire al perineo di distendersi e far nascere nel modo più dolce il bambino che rimarrà attaccato al cordone della mamma fino a che la placente, anch’essa in modo non violento, nascerà.
Il bambino potrà essere accolto dal ventre e dalle braccia calde della sua mamma e appena sarà pronto potrà succhiare il prezioso colostro.
Il Coordinamento Nazionale delle ostetriche che in Italia assistono a domicilio secondo precisi criteri di sicurezza (vedi il sito www.nascereincasa.it) ha deciso che siano presenti due ostetriche al parto in modo da rendere ancora più tranquillo e sicuro questo evento per la donna e la coppia.
I CONTRO
Il parto in casa è un servizio che solo in poche aree riceve sostegno economico da parte della coppia che lo sceglie. A Parma e Reggio Emilia il servizio è totalmente gratuito ed offerto dalla ASL; in Emilia Romagna è gratuito ed offerto dalla Asl in alcune province e parzialmente rimborsato in altre, in Piemonte, Trentino Alto Adige e nelle Marche è previsto un rimborso parziale delle spesa sostenute dalla coppia.
Oltre a ciò esiste poca informazione e cultura su questa possibilità di scelta, ritenuta erroneamente ancora poco praticabile e sicura per la mamma e per il bambino. Il sostegno sociale, familiare e culturale manca alle coppie che optano per questa soluzione e questo può condizionare molto il loro desiderio e rendere faticosa e pesante la scelta.
Studio Ostetriche La Luna Nuova
Via Settembrini, 3
20124 Milano
TELEFONO +39 02 66984453
EMAIL [email protected]
www.lalunanuova.it
I PRO
La casa, il proprio ambiente consentono l’esprimersi dell’intimità sia per la donna che per la coppia, la donna è libera di muoversi come ritiene , scegliere le posizioni più favorevoli o anche immergersi in acqua, nella vasca da bagno o fare una doccia: tutto ciò che le consente di sostenere le doglie. La presenza di un’ostetrica che la supporta, la sostiene la massaggia o respira semplicemente con lei è fondamentale. A volte è il compagno a fare tutto questo e l’ostetrica, con discrezione ed empatia, segue che tutto si svolga regolarmente, effettua periodicamente visite vaginali per verificare l’evolversi del travaglio, così come ascolta il battito del bambino per controllare il suo benessere.
Nel parto in casa è la donna che sceglie la posizione più efficace nella quale spingere il suo bambino: accovacciata, carponi, sul fianco o anche nell’acqua. e non sarà necessario praticare alcun taglio sui genitali per il parto: l’ostetrica e la donna insieme troveranno il modo migliore per la donna (il respiro sottile, gli impacchi caldo-umidi, l’olio lubrificante naturale) per consentire al perineo di distendersi e far nascere nel modo più dolce il bambino che rimarrà attaccato al cordone della mamma fino a che la placente, anch’essa in modo non violento, nascerà.
Il bambino potrà essere accolto dal ventre e dalle braccia calde della sua mamma e appena sarà pronto potrà succhiare il prezioso colostro.
Il Coordinamento Nazionale delle ostetriche che in Italia assistono a domicilio secondo precisi criteri di sicurezza (vedi il sito www.nascereincasa.it) ha deciso che siano presenti due ostetriche al parto in modo da rendere ancora più tranquillo e sicuro questo evento per la donna e la coppia.
I CONTRO
Il parto in casa è un servizio che solo in poche aree riceve sostegno economico da parte della coppia che lo sceglie. A Parma e Reggio Emilia il servizio è totalmente gratuito ed offerto dalla ASL; in Emilia Romagna è gratuito ed offerto dalla Asl in alcune province e parzialmente rimborsato in altre, in Piemonte, Trentino Alto Adige e nelle Marche è previsto un rimborso parziale delle spesa sostenute dalla coppia.
Oltre a ciò esiste poca informazione e cultura su questa possibilità di scelta, ritenuta erroneamente ancora poco praticabile e sicura per la mamma e per il bambino. Il sostegno sociale, familiare e culturale manca alle coppie che optano per questa soluzione e questo può condizionare molto il loro desiderio e rendere faticosa e pesante la scelta.
Studio Ostetriche La Luna Nuova
Via Settembrini, 3
20124 Milano
TELEFONO +39 02 66984453
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intorno alla nascita
E’ appena nato!
E’ arrivato tra noi il bambino della luna, misteriosissimo: gli occhi si aprono a fatica e il corpo conserva ancora la forma raccolta che aveva nel ventre materno. Nessuna alchimia potrà prevedere chi diventerà, dove andrà, che cosa uscirà dalla sua mente e della sue mani. Un uomo, una donna..
Questo neonato, sgusciato fuori come un pesciolino, chiede solo gesti delicati, umidore, caldo di mani e di seno per trovare da sé il capezzolo che lo salverà. Non ha bisogno di essere preso per i piedi, sbattuto, scosso, sculacciato. Dategli tempo e arriverà da sé al primo respiro, al primo grido e subito, arrivato da un luogo bollente, saprà adattarsi al freddo improvviso. E’ così per ogni mammifero e la protezione è subito quella del corpo materno, del respiro e degli sguardi di lei (o della lingua e del pelame, nel caso degli animali).
Oggi la medicina fa miracoli, ma ha tolto alla nascita la sua naturalità. L’ha resa una sorta di macchina riproduttiva da tenere in ogni modo possibile sotto controllo. Così appena il figlio approda tra noi, per essere certi che sia vivo e forte, gli infiliamo tubi tra naso ed esofago, lo accogliamo con lavaggi sbrigativi, lo vestiamo di tutto punto come se, per proteggerlo dal freddo, fosse questa la strada migliore e non quella di metterlo accanto al corpo nudo della madre.
“No, no , al mio bambino questo non l’hanno fatto”. Cara signora, lei è fortunata, ma – ci dica- il piccolo ha potuto nascere con i suoi tempi oppure?…”. “Certo un po’ di ossitocina è servita, il dottore diceva che…ma poi tutto si è concluso bene...”
Nascere secondo natura cioè senza alcun intervento chimico o meccanico oggi è diventato un evento straordinario, un lusso.
Dove partorire
Per accogliere il bambino come egli merita dobbiamo intanto scegliere con cura il luogo del parto/ nascita. Può darsi che questo si presenti con fattori di incertezza, di rischio. Allora è il caso di scegliere un buon ospedale che, oltre i necessari interventi medici, assicuri quelle procedure che non intralcino troppo pesantemente l’incontro tra il neonato e i suoi genitori e che abbia un reparto di terapia intensiva per ogni emergenza relativa al bambino.
Un buon ospedale dovrebbe dare apertamente tutte le informazioni che la donna chiede - se per esempio ci sono turni lunghi con le ostetriche in modo di essere accompagnata il più a lungo possibile dalla stessa persona; se durante il periodo del travaglio in attesa del parto si può fare il bagno; se si può bere e mangiare - non pranzi luculliani ovviamente ( non se ne ha nemmeno voglia ) ma quel piccolo sbocconcellare di cui alcune donne sentono il bisogno, specie quando il travaglio si prolunga. E’ ovvio che una struttura ospedaliera con tanto personale abbia le sue regole, ma dato che è – o dice di essere - al servizio della persona in un’esperienza cruciale della sua vita – la duttilità, l’ascolto rassicurante dei bisogni dovrebbero essere prioritari in un ospedale “amico” della donna e del bambino. Ad esempio il fatto che durante il travaglio ci si possa muovere, camminare o che nella fase espulsiva – cioè quando il piccolo sta per uscire - la donna possa assumere la posizione che preferisce , anche carponi o mettersi sotto la doccia, sono opzioni senza costo che in molti luoghi per rigidezza di impostazione non sono accettate.
D’altra parte un fattore importante è che nei casi in cui sia necessario il ricorso a farmaci analgesici o all’epidurale, questi sia accessibili sia di giorno che di notte.
Poi ci sono accortezze da tenere presenti per il bambino: gli viene tagliato subito il cordone o – come dovrebbe essere – si aspetta finché si sia svuotato del tutto e si appiattisca? Gli viene fatto il bagnetto appena nato? Un tempo lo si faceva di regola – ma oggi si è capito che è molto importante per il neonato non subire alterazioni nell’odore, essere toccato con garbo e cautela il meno possibile e subito consegnato alla madre (anche dopo un cesareo!) per lasciarglielo a lungo in modo che possa con i suoi tempi trovare il seno materno e a poca distanza dalla nascita cominciare a succhiare il primo latte, il prezioso colostro, che prepara il suo organismo al latte che verrà.( Su questo punto non è male sapere quale sostegno concreto viene dato all’avvio dell’allattamento materno o se invece vige ancora la prassi che ogni madre se la cava come può, accompagnata dalla pubblicità di questo o quel latte in polvere). Ci sono bambini – specie quelli nati prima della 40 ° settimana -che appaiono coperti di una ceretta bianca – la vernice caseosa – che ha protetto la pelle del loro corpo immerso nel liquido prima di nascere. Non va tolta se non in minima parte, perché si riassorbe da sola in breve tempo.
E’ importante comunque che, se la donna lo desidera, il compagno o altra persona di sua fiducia le possa stare vicino, che vigili sul fatto che il bambino sia lasciato a lei e non portato ad esempio – anche dopo un cesareo - nella nursery, con il rischio - grave - che gli vengano dati liquidi diversi dal latte materno ( acqua e zucchero o latte in polvere).
Anche il primo bagno si può rinviare a quando il pezzetto di cordone, rimasto attaccato all’ombelico si staccherà da solo ormai rinsecchito. Prima della nascita era lungo circa mezzo metro e aveva una funzione vitale in quanto , attaccato dall’ombelico alla placenta che si era formata sulla parete interna dell’utero , conteneva vasi sanguigni che portavano quanto necessario per trasformare il minuscolo embrione in un bambino di circa 3 chili e altri che portavano via le sostanze di rifiuto. Chi fa questo lavoro di scambio, di filtro alle sostanze nocive e agli agenti patogeni e al tempo stesso assicura ossigeno, zucchero , grassi e proteine, ormoni ed enzimi è la placenta, organo mirabile che accompagna il neonato fino alla nascita. Quando si stacca dopo il parto ed esce, senza grande fastidio per la donna , dà il segnale d’avvio alla trasformazione del sangue materno prima in colostro, poi in latte vero e proprio.
Queste riflessioni offerteci dallo Studio delle Ostetriche “La Lunanuova” (www.lalunanuova.it) di Milano, si completano con altre, sempre proposte da loro e non meno importanti , relative al parto in casa, che oggi sembra passato di moda a confronto con gli ampi servizi ospedalieri. Eppure non sono poche le donne che vi fanno ricorso per conservare l’intimità, il clima e i tempi della propria casa durante il travaglio e dopo la nascita del bambino. Premesso che esso dovrebbe essere consentito a tutte le donne in buona salute , il cui feto sta bene e si presenta a testa in giù quando sta per nascere. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sostiene che gli interventi medici sul parto / nascita non dovrebbero superare il 15 %.Questo significa che almeno l’85 % delle donne – sì , anche le italiane – può partorire naturalmente. Viceversa un’ alta percentuale –tra il 40% e il 50% - chiede il cesareo! Ci sono ospedali - come il S.Paolo di Milano (il Buzzi forse offre più opportunità di parto naturale…) o quello di Cittiglio a Varese che consentono un parto naturale e cosi fanno le “Case di Maternità” private.(Attualmente sono quattro, te in Lombardia e una in Emilia romagna Due in tutta italia?) Ci sono luoghi come Parma e Reggio Emilio dove il parto in casa è gratuito, offerto dalle ASL e altri come Piemonte, Trentino, Alto Adige, Marche dove è previsto un rimborso.
L’Associazione Nazionale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità
(www.nascereincasa.it) ha deciso che a ogni parto siano presenti due ostetriche in modo da rendere ancor più sicuro e tranquillo.
E’ ovvio che la propria casa consente alla donna e alla coppia il massimo dell’intimità e della quiete. Lei può muoversi come vuole, cercare le posizioni più favorevoli , sotto l’acqua o in un cantuccio rassicurante. Le ostetriche controllano periodicamente il battito del bambino e le non avrà il fastidio di essere costantemente collegata a un macchinario adottato da molti ospedali con la stessa funzione, ma che le impedirebbe di muoversi liberamente. In più possono suggerire, basandosi sull’osservazione e sulle richieste della donna, il respiro, i lievi massaggi,l’olio o impacchi che possono arrecarle sollievo.
Appena il piccolo è nato è dato alla madre, senza altri interventi per preservare al massimo il senso di meraviglia, la potente emozione che coinvolge la coppia e la nascita del primo legame.
Il parto in casa assicura al massimo che - almeno subito dopo - il piccolino sia protetto da impressioni sensoriali troppo forti, non abbagliato da luci violente come fari (non ci spaventiamo anche noi quando ce le troviamo di fronte?), né toccato, alzato, spostato velocemente come un oggetto inanimato senza che nessuno osservi mai le sue reazioni corporee, i sussulti di paura espressi con le braccia e con le smorfie del viso. Non sappiamo né possiamo valutare quanto della vita a seguire dipenderà da quell’inizio, da quei primi giorni. Allenati a ritmi veloci, a impressioni superficiali, convinti che la cosa migliore sia adattare il neonato a noi e non il contrario, ignoriamo le sue richieste mute, comuni a ogni cucciolo appena uscito dalla madre: silenzio, semioscurità, calma, lentezza, nessun contatto con estranei , segnali che rivelano il bisogno di graduale ambientamento alla vita in famiglia.
Un tempo questo era previsto anche per la madre: i quaranta giorni del puerperio, oggi impensabili. Il giorno dopo il parto, sull’esempio delle riprese veloci anche dopo operazioni importanti , la donna è già fuori nel mondo con il suo neonato nel marsupio a mostrarsi e a mostrarlo come se “dare alla luce” un figlio fosse la stessa cosa che togliersi un’appendice o un fibroma. “Hai visto come ho fatto presto a scodellarlo e neanche me ne sono accorta. Con l’epidurale è una meraviglia , non senti nulla!”.
Appunto l’anestesia è totale, anche se si è svegli, ma include l’anestesia delle emozioni, dei sentimenti, del contatto profondo con quell’essere che è cresciuto dentro di lei , immaginato, temuto, sognato, desiderato ed ora così diverso. Bisogna incontrarsi al più presto per capirsi , per intendersi. Trovare i ritmi comuni e per questi in principio occorrono raccoglimento, relazioni caute, gentilezza di modi e di parole.
Le competenze del neonato
Quando nasce, il bambino viene da un’acqua sempre dello stesso calore e sapore, da uno spazio ristrettissimo in cui avverte i ritmi materni; le voci gli giungono ovattate, l’oscurità e la protezione tengono lontani contatti diretti, urti, spostamenti veloci…
Catapultato fuori - si spera in modo fisiologico senza farmaci, né interventi meccanici - ha bisogno di orientarsi. Fragile certo, ha però le forze per farlo. Assalito dal freddo, da contatti bruschi, ha bisogno non di vestiti, ma di ritrovarsi sul corpo della madre, bollente dopo tanta fatica: loro due insieme sotto una coperta, nel silenzio, nella luce attenuata.
Questo sarebbe l’inizio ideale di ogni nuova vita con la presenza paterna che accoglie l’ unità madre-bambino e la racchiude nel guscio del suo amore, a protezione della loro condizione simbiotica, da cui usciranno a poco a poco.
Nei genitori la natura predispone - come in altre specie viventi - uno speciale periodo sensitivo che li fa concentrare sui bisogni del neonato, li rende sensibili e attenti alle sue mute richieste. E’ l’inizio del primo legame tra genitori e bambino: basterebbe ascoltarlo. Ma lui, il piccolo - occhi quasi sempre chiusi, tutto bocca per succhiare e piangere, pochi movimenti degli arti - di che cosa è capace? La sua visibile debolezza chiede protezione, calore, gesti delicati, voci sommesse, luci; eppure ha già, come ogni cucciolo, intanto una potente abilità autoregolativa. E’ la sua forza: sa da sé quando e quanto succhiare, quanto restare sveglio e quanto dormire: non sa nulla del nostro orologio. I suoi tempi sono quelli della vita che scorre dentro di lui. Anche dei suoi, della madre perfino, non sa nulla, ma ha - di nascita - questa sua sapienza biologica che, a pensarci bene, è il primo passo verso l’indipendenza.
Per decenni ha dominato l’idea di adattare il bambino a noi: poppate a orari rigidi, doppia pesata, svegliarlo per succhiare, lasciarlo piangere a lungo per addestrarlo a orari diversi, modalità oggi attenuate ma anche sostituite da eccesso di stimoli cui i neonati sono esposti fin dai primi giorni.
L’altro mezzo per orientarsi nel nuovo mondo bambini così piccoli lo hanno nei loro sensi. In ordine di efficacia nei primi mesi: odorato, tatto, udito, vista, gusto. L’odorato li guida verso l’areola mammaria che è particolarmente calda ( sensibilità termica?), ma è anche molto sensibile ai cambiamenti improvvisi. Taluni bambini rifiutavano il seno se la madre aveva messo lo smalto alle unghie o un profumo, altri reagiscono spalancando le braccia e anche piangendo- se spostati o sollevati/abbassati rapidamente.( Forse provano una sensazione analoga a quella sgradevole data da certi ascensori!).
La posizione supina è quella che già nelle prime settimane favorisce movimenti tutti suoi della testa e degli arti con i quali sta recuperando la ricchezza motoria che aveva nell’utero materno. Ora è come se dovesse esercitarsi di nuovo. A volte porta le dita alla bocca, indice di un’esperienza scoperta già prima della nascita.
L’udito è sempre molto attivo: numerose ricerche hanno accertato che esso lo era già prima della nascita. Non a caso: l’assorbimento della lingua materna è un processo molto lento e graduale.
La vista ha una messa a fuoco limitata, circa un palmo, giusto la distanza tra il seno materno quando succhia e il viso di lei. Pare sia molto sensibile alla forma ovale del viso e alla posizione degli occhi, ma ancora non sa nulla del volto materno . Impiegherà circa nove mesi per memorizzarlo e finalmente identificarlo. Quanto al gusto, per ora conosce solo il sapore lievemente dolce del latte. L’incontro con i nuovi sapori avverrà con il divezzamento che non dovrebbe essere avviato prima dei sei /otto mesi.
Vigili anche quando sembrano non far nulla, i neonati –ognuno molto diverso dall’altro – entrano in azione solo se si sentono protetti da una rassicurante ripetitività di impressioni e da un contatto continuo con un’unica persona,stabile nei gesti e nella voce. (Anche qui, come altri cuccioli: toccate, cambiate di posto a micini appena nati e non sapranno più attaccarsi con la stessa sicurezza, non riconosceranno più la madre all’odore; ma non solo, le loro madri facilmente li abbandoneranno oppure li nasconderanno con il risultato che dopo non saranno altrettanto socievoli.
Viene da chiedersi con un parallelo forse arbitrario: “Che cosa accade alle madri umane che - per la vita che conducono - risultano culturalmente indifferenti alle esigenze biologiche dei loro neonati che pure dicono di amare tanto?”
Paola Scavello
Studio Ostetriche La Luna Nuova
Via Settembrini, 3
20124 Milano
TELEFONO +39 02 66984453
EMAIL [email protected]
www.lalunanuova.it
E’ arrivato tra noi il bambino della luna, misteriosissimo: gli occhi si aprono a fatica e il corpo conserva ancora la forma raccolta che aveva nel ventre materno. Nessuna alchimia potrà prevedere chi diventerà, dove andrà, che cosa uscirà dalla sua mente e della sue mani. Un uomo, una donna..
Questo neonato, sgusciato fuori come un pesciolino, chiede solo gesti delicati, umidore, caldo di mani e di seno per trovare da sé il capezzolo che lo salverà. Non ha bisogno di essere preso per i piedi, sbattuto, scosso, sculacciato. Dategli tempo e arriverà da sé al primo respiro, al primo grido e subito, arrivato da un luogo bollente, saprà adattarsi al freddo improvviso. E’ così per ogni mammifero e la protezione è subito quella del corpo materno, del respiro e degli sguardi di lei (o della lingua e del pelame, nel caso degli animali).
Oggi la medicina fa miracoli, ma ha tolto alla nascita la sua naturalità. L’ha resa una sorta di macchina riproduttiva da tenere in ogni modo possibile sotto controllo. Così appena il figlio approda tra noi, per essere certi che sia vivo e forte, gli infiliamo tubi tra naso ed esofago, lo accogliamo con lavaggi sbrigativi, lo vestiamo di tutto punto come se, per proteggerlo dal freddo, fosse questa la strada migliore e non quella di metterlo accanto al corpo nudo della madre.
“No, no , al mio bambino questo non l’hanno fatto”. Cara signora, lei è fortunata, ma – ci dica- il piccolo ha potuto nascere con i suoi tempi oppure?…”. “Certo un po’ di ossitocina è servita, il dottore diceva che…ma poi tutto si è concluso bene...”
Nascere secondo natura cioè senza alcun intervento chimico o meccanico oggi è diventato un evento straordinario, un lusso.
Dove partorire
Per accogliere il bambino come egli merita dobbiamo intanto scegliere con cura il luogo del parto/ nascita. Può darsi che questo si presenti con fattori di incertezza, di rischio. Allora è il caso di scegliere un buon ospedale che, oltre i necessari interventi medici, assicuri quelle procedure che non intralcino troppo pesantemente l’incontro tra il neonato e i suoi genitori e che abbia un reparto di terapia intensiva per ogni emergenza relativa al bambino.
Un buon ospedale dovrebbe dare apertamente tutte le informazioni che la donna chiede - se per esempio ci sono turni lunghi con le ostetriche in modo di essere accompagnata il più a lungo possibile dalla stessa persona; se durante il periodo del travaglio in attesa del parto si può fare il bagno; se si può bere e mangiare - non pranzi luculliani ovviamente ( non se ne ha nemmeno voglia ) ma quel piccolo sbocconcellare di cui alcune donne sentono il bisogno, specie quando il travaglio si prolunga. E’ ovvio che una struttura ospedaliera con tanto personale abbia le sue regole, ma dato che è – o dice di essere - al servizio della persona in un’esperienza cruciale della sua vita – la duttilità, l’ascolto rassicurante dei bisogni dovrebbero essere prioritari in un ospedale “amico” della donna e del bambino. Ad esempio il fatto che durante il travaglio ci si possa muovere, camminare o che nella fase espulsiva – cioè quando il piccolo sta per uscire - la donna possa assumere la posizione che preferisce , anche carponi o mettersi sotto la doccia, sono opzioni senza costo che in molti luoghi per rigidezza di impostazione non sono accettate.
D’altra parte un fattore importante è che nei casi in cui sia necessario il ricorso a farmaci analgesici o all’epidurale, questi sia accessibili sia di giorno che di notte.
Poi ci sono accortezze da tenere presenti per il bambino: gli viene tagliato subito il cordone o – come dovrebbe essere – si aspetta finché si sia svuotato del tutto e si appiattisca? Gli viene fatto il bagnetto appena nato? Un tempo lo si faceva di regola – ma oggi si è capito che è molto importante per il neonato non subire alterazioni nell’odore, essere toccato con garbo e cautela il meno possibile e subito consegnato alla madre (anche dopo un cesareo!) per lasciarglielo a lungo in modo che possa con i suoi tempi trovare il seno materno e a poca distanza dalla nascita cominciare a succhiare il primo latte, il prezioso colostro, che prepara il suo organismo al latte che verrà.( Su questo punto non è male sapere quale sostegno concreto viene dato all’avvio dell’allattamento materno o se invece vige ancora la prassi che ogni madre se la cava come può, accompagnata dalla pubblicità di questo o quel latte in polvere). Ci sono bambini – specie quelli nati prima della 40 ° settimana -che appaiono coperti di una ceretta bianca – la vernice caseosa – che ha protetto la pelle del loro corpo immerso nel liquido prima di nascere. Non va tolta se non in minima parte, perché si riassorbe da sola in breve tempo.
E’ importante comunque che, se la donna lo desidera, il compagno o altra persona di sua fiducia le possa stare vicino, che vigili sul fatto che il bambino sia lasciato a lei e non portato ad esempio – anche dopo un cesareo - nella nursery, con il rischio - grave - che gli vengano dati liquidi diversi dal latte materno ( acqua e zucchero o latte in polvere).
Anche il primo bagno si può rinviare a quando il pezzetto di cordone, rimasto attaccato all’ombelico si staccherà da solo ormai rinsecchito. Prima della nascita era lungo circa mezzo metro e aveva una funzione vitale in quanto , attaccato dall’ombelico alla placenta che si era formata sulla parete interna dell’utero , conteneva vasi sanguigni che portavano quanto necessario per trasformare il minuscolo embrione in un bambino di circa 3 chili e altri che portavano via le sostanze di rifiuto. Chi fa questo lavoro di scambio, di filtro alle sostanze nocive e agli agenti patogeni e al tempo stesso assicura ossigeno, zucchero , grassi e proteine, ormoni ed enzimi è la placenta, organo mirabile che accompagna il neonato fino alla nascita. Quando si stacca dopo il parto ed esce, senza grande fastidio per la donna , dà il segnale d’avvio alla trasformazione del sangue materno prima in colostro, poi in latte vero e proprio.
Queste riflessioni offerteci dallo Studio delle Ostetriche “La Lunanuova” (www.lalunanuova.it) di Milano, si completano con altre, sempre proposte da loro e non meno importanti , relative al parto in casa, che oggi sembra passato di moda a confronto con gli ampi servizi ospedalieri. Eppure non sono poche le donne che vi fanno ricorso per conservare l’intimità, il clima e i tempi della propria casa durante il travaglio e dopo la nascita del bambino. Premesso che esso dovrebbe essere consentito a tutte le donne in buona salute , il cui feto sta bene e si presenta a testa in giù quando sta per nascere. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sostiene che gli interventi medici sul parto / nascita non dovrebbero superare il 15 %.Questo significa che almeno l’85 % delle donne – sì , anche le italiane – può partorire naturalmente. Viceversa un’ alta percentuale –tra il 40% e il 50% - chiede il cesareo! Ci sono ospedali - come il S.Paolo di Milano (il Buzzi forse offre più opportunità di parto naturale…) o quello di Cittiglio a Varese che consentono un parto naturale e cosi fanno le “Case di Maternità” private.(Attualmente sono quattro, te in Lombardia e una in Emilia romagna Due in tutta italia?) Ci sono luoghi come Parma e Reggio Emilio dove il parto in casa è gratuito, offerto dalle ASL e altri come Piemonte, Trentino, Alto Adige, Marche dove è previsto un rimborso.
L’Associazione Nazionale Ostetriche Parto a Domicilio e Casa Maternità
(www.nascereincasa.it) ha deciso che a ogni parto siano presenti due ostetriche in modo da rendere ancor più sicuro e tranquillo.
E’ ovvio che la propria casa consente alla donna e alla coppia il massimo dell’intimità e della quiete. Lei può muoversi come vuole, cercare le posizioni più favorevoli , sotto l’acqua o in un cantuccio rassicurante. Le ostetriche controllano periodicamente il battito del bambino e le non avrà il fastidio di essere costantemente collegata a un macchinario adottato da molti ospedali con la stessa funzione, ma che le impedirebbe di muoversi liberamente. In più possono suggerire, basandosi sull’osservazione e sulle richieste della donna, il respiro, i lievi massaggi,l’olio o impacchi che possono arrecarle sollievo.
Appena il piccolo è nato è dato alla madre, senza altri interventi per preservare al massimo il senso di meraviglia, la potente emozione che coinvolge la coppia e la nascita del primo legame.
Il parto in casa assicura al massimo che - almeno subito dopo - il piccolino sia protetto da impressioni sensoriali troppo forti, non abbagliato da luci violente come fari (non ci spaventiamo anche noi quando ce le troviamo di fronte?), né toccato, alzato, spostato velocemente come un oggetto inanimato senza che nessuno osservi mai le sue reazioni corporee, i sussulti di paura espressi con le braccia e con le smorfie del viso. Non sappiamo né possiamo valutare quanto della vita a seguire dipenderà da quell’inizio, da quei primi giorni. Allenati a ritmi veloci, a impressioni superficiali, convinti che la cosa migliore sia adattare il neonato a noi e non il contrario, ignoriamo le sue richieste mute, comuni a ogni cucciolo appena uscito dalla madre: silenzio, semioscurità, calma, lentezza, nessun contatto con estranei , segnali che rivelano il bisogno di graduale ambientamento alla vita in famiglia.
Un tempo questo era previsto anche per la madre: i quaranta giorni del puerperio, oggi impensabili. Il giorno dopo il parto, sull’esempio delle riprese veloci anche dopo operazioni importanti , la donna è già fuori nel mondo con il suo neonato nel marsupio a mostrarsi e a mostrarlo come se “dare alla luce” un figlio fosse la stessa cosa che togliersi un’appendice o un fibroma. “Hai visto come ho fatto presto a scodellarlo e neanche me ne sono accorta. Con l’epidurale è una meraviglia , non senti nulla!”.
Appunto l’anestesia è totale, anche se si è svegli, ma include l’anestesia delle emozioni, dei sentimenti, del contatto profondo con quell’essere che è cresciuto dentro di lei , immaginato, temuto, sognato, desiderato ed ora così diverso. Bisogna incontrarsi al più presto per capirsi , per intendersi. Trovare i ritmi comuni e per questi in principio occorrono raccoglimento, relazioni caute, gentilezza di modi e di parole.
Le competenze del neonato
Quando nasce, il bambino viene da un’acqua sempre dello stesso calore e sapore, da uno spazio ristrettissimo in cui avverte i ritmi materni; le voci gli giungono ovattate, l’oscurità e la protezione tengono lontani contatti diretti, urti, spostamenti veloci…
Catapultato fuori - si spera in modo fisiologico senza farmaci, né interventi meccanici - ha bisogno di orientarsi. Fragile certo, ha però le forze per farlo. Assalito dal freddo, da contatti bruschi, ha bisogno non di vestiti, ma di ritrovarsi sul corpo della madre, bollente dopo tanta fatica: loro due insieme sotto una coperta, nel silenzio, nella luce attenuata.
Questo sarebbe l’inizio ideale di ogni nuova vita con la presenza paterna che accoglie l’ unità madre-bambino e la racchiude nel guscio del suo amore, a protezione della loro condizione simbiotica, da cui usciranno a poco a poco.
Nei genitori la natura predispone - come in altre specie viventi - uno speciale periodo sensitivo che li fa concentrare sui bisogni del neonato, li rende sensibili e attenti alle sue mute richieste. E’ l’inizio del primo legame tra genitori e bambino: basterebbe ascoltarlo. Ma lui, il piccolo - occhi quasi sempre chiusi, tutto bocca per succhiare e piangere, pochi movimenti degli arti - di che cosa è capace? La sua visibile debolezza chiede protezione, calore, gesti delicati, voci sommesse, luci; eppure ha già, come ogni cucciolo, intanto una potente abilità autoregolativa. E’ la sua forza: sa da sé quando e quanto succhiare, quanto restare sveglio e quanto dormire: non sa nulla del nostro orologio. I suoi tempi sono quelli della vita che scorre dentro di lui. Anche dei suoi, della madre perfino, non sa nulla, ma ha - di nascita - questa sua sapienza biologica che, a pensarci bene, è il primo passo verso l’indipendenza.
Per decenni ha dominato l’idea di adattare il bambino a noi: poppate a orari rigidi, doppia pesata, svegliarlo per succhiare, lasciarlo piangere a lungo per addestrarlo a orari diversi, modalità oggi attenuate ma anche sostituite da eccesso di stimoli cui i neonati sono esposti fin dai primi giorni.
L’altro mezzo per orientarsi nel nuovo mondo bambini così piccoli lo hanno nei loro sensi. In ordine di efficacia nei primi mesi: odorato, tatto, udito, vista, gusto. L’odorato li guida verso l’areola mammaria che è particolarmente calda ( sensibilità termica?), ma è anche molto sensibile ai cambiamenti improvvisi. Taluni bambini rifiutavano il seno se la madre aveva messo lo smalto alle unghie o un profumo, altri reagiscono spalancando le braccia e anche piangendo- se spostati o sollevati/abbassati rapidamente.( Forse provano una sensazione analoga a quella sgradevole data da certi ascensori!).
La posizione supina è quella che già nelle prime settimane favorisce movimenti tutti suoi della testa e degli arti con i quali sta recuperando la ricchezza motoria che aveva nell’utero materno. Ora è come se dovesse esercitarsi di nuovo. A volte porta le dita alla bocca, indice di un’esperienza scoperta già prima della nascita.
L’udito è sempre molto attivo: numerose ricerche hanno accertato che esso lo era già prima della nascita. Non a caso: l’assorbimento della lingua materna è un processo molto lento e graduale.
La vista ha una messa a fuoco limitata, circa un palmo, giusto la distanza tra il seno materno quando succhia e il viso di lei. Pare sia molto sensibile alla forma ovale del viso e alla posizione degli occhi, ma ancora non sa nulla del volto materno . Impiegherà circa nove mesi per memorizzarlo e finalmente identificarlo. Quanto al gusto, per ora conosce solo il sapore lievemente dolce del latte. L’incontro con i nuovi sapori avverrà con il divezzamento che non dovrebbe essere avviato prima dei sei /otto mesi.
Vigili anche quando sembrano non far nulla, i neonati –ognuno molto diverso dall’altro – entrano in azione solo se si sentono protetti da una rassicurante ripetitività di impressioni e da un contatto continuo con un’unica persona,stabile nei gesti e nella voce. (Anche qui, come altri cuccioli: toccate, cambiate di posto a micini appena nati e non sapranno più attaccarsi con la stessa sicurezza, non riconosceranno più la madre all’odore; ma non solo, le loro madri facilmente li abbandoneranno oppure li nasconderanno con il risultato che dopo non saranno altrettanto socievoli.
Viene da chiedersi con un parallelo forse arbitrario: “Che cosa accade alle madri umane che - per la vita che conducono - risultano culturalmente indifferenti alle esigenze biologiche dei loro neonati che pure dicono di amare tanto?”
Paola Scavello
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