Dubbi e domande su montessori (I Parte)
Molti si pongono domande su Nidi e Scuole Montessori, soprattutto dopo averne visitato alcune ed esserne rimasti colpiti dalla calma dei bambini e perplesso di fronte alla loro indipendenza.
Ovviamente sono le scuole che funzionano in modo onesto e intelligente, con continua, vivace attenzione ai bambini e ai loro genitori per soddisfare in concreto curiosità e dubbi. Come ogni scuola che funzioni “dalla parte dei bambini”, anche una Montessori di buona qualità dipende in modo determinante dall’equilibrio personale e dalla capacità di lavorare in gruppo degli educatori. Discorso lungo, come si può immaginare, che lo svolgeremo in più puntate.
1)Quando si entra in una delle vostre scuole, si vedono molti bambini scrivere, disegnare, adoperare oggetti da soli, a tavoli singoli o anche a terra su tappeti, ma sempre per conto proprio: non vi pare di educarli ad agire da soli anziché a un’azione sociale?
Spesso Maria Montessori è stata accusata di individualismo, ma un conto è valorizzare il lavoro personale e altro è la scelta egoistica, l’isolamento. Non c’è apprendimento senza adesione profonda ai propri interessi e curiosità: per questo occorrono libera scelta e tempo personale di concentrazione nelle attività, senza tuttavia negare il valore della vita in mezzo agli altri, dell’ambiente nel suo insieme che è l’altra fonte essenziale degli apprendimenti.
Che cosa si osserva nelle istituzioni educative tradizionali? Si obbligano i bambiniad agire sempre collettivamente,n a una socializzazione d’obbligo: nel Nido l’adulto guida le attività a piccoli gruppi - cinque /dieci / dodici bambini per volta - malgrado questa sia un’età fortemente autocentrata: è l’egocentrismo, di cui ha parlato Piaget. Lentamente ogni bambino la modifica spontaneamente purché le condizioni ambientali siano positive. Nemmeno nelle scuole d’infanzia si prevede un’alternanza spontanea tra attività individuale e gioco con un compagno liberamente scelto. Si pensa che questo possa avvenire solo su indicazione di un adulto, così come si guarda con sospetto un bambino che giochi da solo: viene giudicato “asociale” anche se ha solo pochi anni.
Quando si entra nella seconda infanzia l’agire con altri, progettando e realizzando insieme, diventa sempre più importante fino alle punte massime durante l’adolescenza. Viceversa le scuole elementari, e ancor più medie e superiori – nelle fasi di sviluppo più interessate al rapporto con i coetanei - si mostrano al riguardo decisamente ostili: non favoriscono il lavoro di gruppo, la cooperazione, le discussioni, e attivano tramite i giudizi e i voti, la competizione e la pratica del conflitto.
Nelle nostre strutture , dai più piccoli ai grandi, non si esercita alcun “obbligo” per adattarsi agli altri. Come costringere o persuadere a un comportamento “sociale” il bambino che morde, che porta via cose ai compagni, il ragazzo che non vuole parlare? Secondo la nostra esperienza, solo se loro stessi riusciranno ad acquietare le proprie sofferenze interne attraverso il piacere di fare e l’assenza di giudizi negativi, senza prediche, gare né punizioni, potranno da soli e secondo i loro tempi arrivare a controllarsi e ad aprirsi. Abbiamo dalla nostra circa un secolo di esperienze nelle zone più diverse della Terra1.
Tale maturazione personale - normalizzazione, la chiama Maria Montessori - è un punto d’arrivo, una più certa capacità di stare con gli altri, che non si può imporre, né programmare dall’esterno. E’ la trasformazione del l’ambiente di vita: da collettività a comunità, la società per coesione - per usare un altro termine montessoriano - che nasce dall’insieme dei cambiamenti personali.
2) Perché vi ostinate a mescolare per età i bambini persino nella scuola elementare? Non imparano meglio, non producono di più se sono della stessa età?
Questo è ciò che pensa la maggior parte dei docenti e della gente comune. Su questo convincimento si fonda la maggioranza delle scuole nel mondo. Non così là dove rispetto dell’individuo e apprendimento coincidono.
Più i i bambini o i ragazzini sono diversi per età, cultura, lingua, condizioni sociali, più ricco è il clima del gruppo e tanto più facile è imparare. C’è anche un altro elemento importante : nelle scuole Montessori il maestro di piccoli o grandi non è - sotto vari aspetti - il personaggio più importante della classe: appunto per questo si addestra a non parlare tutto il tempo. A parlare in sua vece e in modo assai efficace ci sono l’organizzazione dell’ambiente e i vari materiali, due elementi che favoriscono la conquista dell’indipendenza e lo scambio spontaneo tra gli allievi.
Questi due ultimi punti di arrivo strettamente connessi con un benessere più generale della persona e del gruppo: accettando le loro differenze nei ritmi di crescita, valorizzando le loro diversità, già evidenti allo scoccare dell’età anagrafica, ma ben più ricche se c’è tra loro almeno uno scarto di due o tre anni. E’ quanto avviene anche nelle nostre scuole medie, visitabili non in Italia , ma ad esempio in Francia, Germania, Olanda, Svezia, Australia, Asia, Stati Uniti…
Nelle classi di pari età (ma non di uguali livelli di sviluppo) si sviluppa, proprio per questa condizione, una competizione molto forte, mentre nei gruppi eterogenei il grande, che forse non manca di incertezze, diventerà più sicuro per il fatto di non doversi confrontare di continuo e soltanto con i coetanei. Rassicurato dalla presenza di bambini più piccoli, diventa consapevole del cammino da lui percorso perché lo vede riproposto sotto i suoi occhi ai compagni più giovani.
Questo avviene comunemente dal Nido alle Elementari, al punto che talora il grande – dei 3, dei 6 ,dei 10 anni - torna con piacere a cose già note oppure aiuta spontaneamente un altro in difficoltà.
Non è una perdita di tempo: la solidarietà si sviluppa in modo naturale ed è in sintonia con l’andamento della vita umana che ha spinte in avanti e indietro, slanci e soste, secondo gli interessi e le stagioni, realtà che chiunque può constatare su di sé.
3) Che cosa sono questi materiali?
Ci sono attrezzi e strumenti per “la vita pratica” - mastello per lavare, scope e palette per spazzare, piumini e strofinacci per spolverare, rastrelli per raccogliere foglie in giardino e e così via come a casa – e materiali sensoriali, basati su criteri di esattezza scientifica, che affinano le percezioni e l’integrazione sensoriale. I materiali sensoriali sono la radice di varie conoscenze; sviluppo della mente matematica; rapporti tra geometria e aritmetica; tra forme geometriche e simboli grammaticali, tra esperimenti realizzati molte volte in proprio e leggi biofisiche, tra inventare e costruire e così via.
Non ha valore formativo imparare in modo passivo e per formulette, quando si può arrivare agli stessi concetti per una strada personale e motivata.
Basilare è l’attività individuale liberamente scelta e auto-controllata, ma accanto ad essa le esperienze dei compagni, gli scambi, la scoperta di possibilità diverse che vanno e vengono non soltanto da e verso i maggiori di età, ma anche da e verso i minori.
Nelle nostre Scuole ogni apprendimento astratto è ben radicato in esperienze sensoriali dei primi anni. Un bambino di tre o quattro anni sa ricomporre un cubo del binomio (ovvero un binomio al cubo, realizzato con un cubo di legno scomponibile), ma solo in seguito ne comprenderà appieno il significato, la sua rappresentazione numerica e quindi quella algebrica. Nel frattempo lo vede adoperare da un compagno più grande in modo diverso dal suo.
La geografia e lo studio delle piante ,con cui si entra in contatto nella Casa dei Bambini grazie a semplici mezzi sensoriali, aprono la strada alle scoperte storico – geografiche come a quelle biologiche che verranno in anni successivi.
Anche per questo, là dove è possibile, Nido, Casa dei Bambini, Scuola Elementare sono installate in modo contiguo o addirittura in uno stesso edificio con spazi di comunicazione e di scambio, anche in Italia, malgrado leggi che esigono separazioni nette e sbarramenti d’ogni tipo tra piccoli e grandi2.
Per i nostri allievi il sapere non è un mistero, una conquista riservata a pochi, ma un alimento di cui tutti si nutrono in forme diverse e personali con radici profonde nel piacere di agire. Si alimenta quindi di scambi affettivi, di osservazioni reciproche, di attenzioni come in una famiglia allargata.
Ogni bambino cresce nutrendo inconsciamente la propria “mente assorbente” e seguendo la spinta dei “periodi sensitivi” dello sviluppo, insieme forma il suo senso etico e l’amore alla vita grazie allo scambio collaborativo e ricco con i compagni, tanto diversi tra loro che a ciascuno è più facile trovare chi gli corrisponda di più.(continua).
1 Avremmo molto da dire circa il modo casuale con cui vengono oggi formate le classi con bambini immigrati e che rende faticosissimo il lavoro dei maestri con risultati spesso deludenti. Il segreto è nel mescolare al massimo creando un codice comune di base - ad esempio il linguaggio – insieme a tante proposte differenziate che valorizzino la ricchezza culturale di ciascuno. Le esperienze più belle con i ragazzi di scuola elementare Maria Montessori le realizzò a Kodaikanal in India in una scuola che accoglieva bambini piccoli e grandi, europei e indiani dalle molte lingue e dalle diverse religioni.
2 Si vedano scuole private come la Montessori “ di Como (via Bignanico 4), che ha anche bambini di Nido, due a Milano parificate (via Milazzo e via Bartolini 46),a Varese via Abruzzi 111; due statali a Roma in via Lemonia 242; a Milano in via Quarenghi,: a Bolzano in viale Europa e a Bressanone (primaria e media) e anche a Foggia e a Perugia. In molte di queste nello stesso stabile sono comunicanti fra loro Casa dei Bambini e Primaria. All’estero la maggioranza delle scuole partono dai due anni e si prolungano fino all’adolescenza.
Ovviamente sono le scuole che funzionano in modo onesto e intelligente, con continua, vivace attenzione ai bambini e ai loro genitori per soddisfare in concreto curiosità e dubbi. Come ogni scuola che funzioni “dalla parte dei bambini”, anche una Montessori di buona qualità dipende in modo determinante dall’equilibrio personale e dalla capacità di lavorare in gruppo degli educatori. Discorso lungo, come si può immaginare, che lo svolgeremo in più puntate.
1)Quando si entra in una delle vostre scuole, si vedono molti bambini scrivere, disegnare, adoperare oggetti da soli, a tavoli singoli o anche a terra su tappeti, ma sempre per conto proprio: non vi pare di educarli ad agire da soli anziché a un’azione sociale?
Spesso Maria Montessori è stata accusata di individualismo, ma un conto è valorizzare il lavoro personale e altro è la scelta egoistica, l’isolamento. Non c’è apprendimento senza adesione profonda ai propri interessi e curiosità: per questo occorrono libera scelta e tempo personale di concentrazione nelle attività, senza tuttavia negare il valore della vita in mezzo agli altri, dell’ambiente nel suo insieme che è l’altra fonte essenziale degli apprendimenti.
Che cosa si osserva nelle istituzioni educative tradizionali? Si obbligano i bambiniad agire sempre collettivamente,n a una socializzazione d’obbligo: nel Nido l’adulto guida le attività a piccoli gruppi - cinque /dieci / dodici bambini per volta - malgrado questa sia un’età fortemente autocentrata: è l’egocentrismo, di cui ha parlato Piaget. Lentamente ogni bambino la modifica spontaneamente purché le condizioni ambientali siano positive. Nemmeno nelle scuole d’infanzia si prevede un’alternanza spontanea tra attività individuale e gioco con un compagno liberamente scelto. Si pensa che questo possa avvenire solo su indicazione di un adulto, così come si guarda con sospetto un bambino che giochi da solo: viene giudicato “asociale” anche se ha solo pochi anni.
Quando si entra nella seconda infanzia l’agire con altri, progettando e realizzando insieme, diventa sempre più importante fino alle punte massime durante l’adolescenza. Viceversa le scuole elementari, e ancor più medie e superiori – nelle fasi di sviluppo più interessate al rapporto con i coetanei - si mostrano al riguardo decisamente ostili: non favoriscono il lavoro di gruppo, la cooperazione, le discussioni, e attivano tramite i giudizi e i voti, la competizione e la pratica del conflitto.
Nelle nostre strutture , dai più piccoli ai grandi, non si esercita alcun “obbligo” per adattarsi agli altri. Come costringere o persuadere a un comportamento “sociale” il bambino che morde, che porta via cose ai compagni, il ragazzo che non vuole parlare? Secondo la nostra esperienza, solo se loro stessi riusciranno ad acquietare le proprie sofferenze interne attraverso il piacere di fare e l’assenza di giudizi negativi, senza prediche, gare né punizioni, potranno da soli e secondo i loro tempi arrivare a controllarsi e ad aprirsi. Abbiamo dalla nostra circa un secolo di esperienze nelle zone più diverse della Terra1.
Tale maturazione personale - normalizzazione, la chiama Maria Montessori - è un punto d’arrivo, una più certa capacità di stare con gli altri, che non si può imporre, né programmare dall’esterno. E’ la trasformazione del l’ambiente di vita: da collettività a comunità, la società per coesione - per usare un altro termine montessoriano - che nasce dall’insieme dei cambiamenti personali.
2) Perché vi ostinate a mescolare per età i bambini persino nella scuola elementare? Non imparano meglio, non producono di più se sono della stessa età?
Questo è ciò che pensa la maggior parte dei docenti e della gente comune. Su questo convincimento si fonda la maggioranza delle scuole nel mondo. Non così là dove rispetto dell’individuo e apprendimento coincidono.
Più i i bambini o i ragazzini sono diversi per età, cultura, lingua, condizioni sociali, più ricco è il clima del gruppo e tanto più facile è imparare. C’è anche un altro elemento importante : nelle scuole Montessori il maestro di piccoli o grandi non è - sotto vari aspetti - il personaggio più importante della classe: appunto per questo si addestra a non parlare tutto il tempo. A parlare in sua vece e in modo assai efficace ci sono l’organizzazione dell’ambiente e i vari materiali, due elementi che favoriscono la conquista dell’indipendenza e lo scambio spontaneo tra gli allievi.
Questi due ultimi punti di arrivo strettamente connessi con un benessere più generale della persona e del gruppo: accettando le loro differenze nei ritmi di crescita, valorizzando le loro diversità, già evidenti allo scoccare dell’età anagrafica, ma ben più ricche se c’è tra loro almeno uno scarto di due o tre anni. E’ quanto avviene anche nelle nostre scuole medie, visitabili non in Italia , ma ad esempio in Francia, Germania, Olanda, Svezia, Australia, Asia, Stati Uniti…
Nelle classi di pari età (ma non di uguali livelli di sviluppo) si sviluppa, proprio per questa condizione, una competizione molto forte, mentre nei gruppi eterogenei il grande, che forse non manca di incertezze, diventerà più sicuro per il fatto di non doversi confrontare di continuo e soltanto con i coetanei. Rassicurato dalla presenza di bambini più piccoli, diventa consapevole del cammino da lui percorso perché lo vede riproposto sotto i suoi occhi ai compagni più giovani.
Questo avviene comunemente dal Nido alle Elementari, al punto che talora il grande – dei 3, dei 6 ,dei 10 anni - torna con piacere a cose già note oppure aiuta spontaneamente un altro in difficoltà.
Non è una perdita di tempo: la solidarietà si sviluppa in modo naturale ed è in sintonia con l’andamento della vita umana che ha spinte in avanti e indietro, slanci e soste, secondo gli interessi e le stagioni, realtà che chiunque può constatare su di sé.
3) Che cosa sono questi materiali?
Ci sono attrezzi e strumenti per “la vita pratica” - mastello per lavare, scope e palette per spazzare, piumini e strofinacci per spolverare, rastrelli per raccogliere foglie in giardino e e così via come a casa – e materiali sensoriali, basati su criteri di esattezza scientifica, che affinano le percezioni e l’integrazione sensoriale. I materiali sensoriali sono la radice di varie conoscenze; sviluppo della mente matematica; rapporti tra geometria e aritmetica; tra forme geometriche e simboli grammaticali, tra esperimenti realizzati molte volte in proprio e leggi biofisiche, tra inventare e costruire e così via.
Non ha valore formativo imparare in modo passivo e per formulette, quando si può arrivare agli stessi concetti per una strada personale e motivata.
Basilare è l’attività individuale liberamente scelta e auto-controllata, ma accanto ad essa le esperienze dei compagni, gli scambi, la scoperta di possibilità diverse che vanno e vengono non soltanto da e verso i maggiori di età, ma anche da e verso i minori.
Nelle nostre Scuole ogni apprendimento astratto è ben radicato in esperienze sensoriali dei primi anni. Un bambino di tre o quattro anni sa ricomporre un cubo del binomio (ovvero un binomio al cubo, realizzato con un cubo di legno scomponibile), ma solo in seguito ne comprenderà appieno il significato, la sua rappresentazione numerica e quindi quella algebrica. Nel frattempo lo vede adoperare da un compagno più grande in modo diverso dal suo.
La geografia e lo studio delle piante ,con cui si entra in contatto nella Casa dei Bambini grazie a semplici mezzi sensoriali, aprono la strada alle scoperte storico – geografiche come a quelle biologiche che verranno in anni successivi.
Anche per questo, là dove è possibile, Nido, Casa dei Bambini, Scuola Elementare sono installate in modo contiguo o addirittura in uno stesso edificio con spazi di comunicazione e di scambio, anche in Italia, malgrado leggi che esigono separazioni nette e sbarramenti d’ogni tipo tra piccoli e grandi2.
Per i nostri allievi il sapere non è un mistero, una conquista riservata a pochi, ma un alimento di cui tutti si nutrono in forme diverse e personali con radici profonde nel piacere di agire. Si alimenta quindi di scambi affettivi, di osservazioni reciproche, di attenzioni come in una famiglia allargata.
Ogni bambino cresce nutrendo inconsciamente la propria “mente assorbente” e seguendo la spinta dei “periodi sensitivi” dello sviluppo, insieme forma il suo senso etico e l’amore alla vita grazie allo scambio collaborativo e ricco con i compagni, tanto diversi tra loro che a ciascuno è più facile trovare chi gli corrisponda di più.(continua).
1 Avremmo molto da dire circa il modo casuale con cui vengono oggi formate le classi con bambini immigrati e che rende faticosissimo il lavoro dei maestri con risultati spesso deludenti. Il segreto è nel mescolare al massimo creando un codice comune di base - ad esempio il linguaggio – insieme a tante proposte differenziate che valorizzino la ricchezza culturale di ciascuno. Le esperienze più belle con i ragazzi di scuola elementare Maria Montessori le realizzò a Kodaikanal in India in una scuola che accoglieva bambini piccoli e grandi, europei e indiani dalle molte lingue e dalle diverse religioni.
2 Si vedano scuole private come la Montessori “ di Como (via Bignanico 4), che ha anche bambini di Nido, due a Milano parificate (via Milazzo e via Bartolini 46),a Varese via Abruzzi 111; due statali a Roma in via Lemonia 242; a Milano in via Quarenghi,: a Bolzano in viale Europa e a Bressanone (primaria e media) e anche a Foggia e a Perugia. In molte di queste nello stesso stabile sono comunicanti fra loro Casa dei Bambini e Primaria. All’estero la maggioranza delle scuole partono dai due anni e si prolungano fino all’adolescenza.