Chi era Maria Montessori?

Nata il 30 agosto del 1870 a Chiaravalle (Ancona), figlia unica di genitori di impronta cattolico - liberale, Maria Montessori è stata una ragazza curiosa, determinata, dotata di non poco coraggio. Interessata agli studi scientifici, riuscì poco più che ventenne a iscriversi alla Facoltà di Medicina di Roma, ostacolata e malvista in un ambiente esclusivamente maschile.
Nell'ambiente positivista romano scopre da un lato le prime lotte femministe, cui partecipa attivamente, dall'altro la nascente psichiatria: si laurea nel 1896 con una tesi sperimentale. Stava per finire l’epoca in cui le signore della borghesia camminavano in abiti lunghi e grandi cappelli piumati.
Maria, bella e di una naturale eleganza, studia con passione e si lega a un gruppo di giovani psichiatri -Sante De Sanctis, Giuseppe Montesano e Clodomiro Bonfigli – insieme ai quali mette a fuoco la situazione tragica dei bambini con handicap, chiamati allora “oligofrenici”. Riescono a sollevare l’interesse nazionale intorno a questo problema affermando l’importanza di un intervento più educativo che medico.
Per cercare le soluzioni migliori Maria si reca in Francia e in Inghilterra per studiare le opere di due medici francesi: Jean Marc Itard (che a fine Settecento aveva tentato di rieducare il bambino “selvaggio” di circa a nove anni, trovato nelle montagne dell’Aveyron) e l’impegno di Eduard Séguin (1812 – 1880) con i ragazzi “idioti”. Maria capisce che l’educazione dei sensi è la via maestra per potenziare le capacità mentali.
Comincia a lavorare direttamente con i bambini svantaggiati, progettando materiali adatti a loro. Nel frattempo vive con il collega Montesano un’intensa relazione amorosa che però per una serie di impedimenti non può approdare al matrimonio. Nel ’98 nasce un bambino che non può tenere con sé per le convenienze sociali. Lo affida a una famiglia di fiducia in campagna: andrà a trovarlo sistematicamente, ma potrà riprenderlo con sé solo nel 1913, quando morirà sua madre. Col tempo Mario diventerà il suo principale e originale collaboratore.
Intanto sul finire del 1906 l’ingegner Talamo, che aveva risanato palazzoni fatiscenti nel quartiere periferico di San Lorenzo e temeva che bambini piccoli, abbandonati a se stessi – allora erano rari gli asili – distruggessero e rovinassero, le aveva proposto di creare per loro un luogo adatto, mettendole a disposizione un locale a piano terra di uno dei casamenti in via dei Marsi 58.
Lei accetta con entusiasmo: dopo anni trascorsi a studiare ragazzini grandi in gravi difficoltà è curiosa di vedere come reagiscono o bambini piccoli sani: nasce così un’esperienza del tutto nuova. Per i piccoli vuole mobili leggeri, colorati in modo armonico, porta loro i materiali sperimentati con i ragazzini e ne prepara di nuovi di fronte alla vivace risposta dei piccoli.
Alla giovane donna che l’aiuta, chiede di intervenire il meno possibile: non si mette a fare l’insegnante, ma osserva i bambini, scoprendo che sanno scegliere da soli e che si concentrano su ciò che fanno. Nessuno li sgrida e loro si aiutano spontaneamente; mostrano il piacere di rimettere a posto le cose, adorano le attività pratiche come lavare, spazzare, apparecchiare le tavole per il pranzo, ma anche le esperienze sensoriali e le lettere. Maria Montessori – ha detto un suo estimatore – osservava i bambini non con sentimentalismi, ma con attenzione scientifica per capire il funzionamento dei poteri della psiche umana.
E’ l’inizio di un nuovo percorso per lei: la Casa dei Bambini – come verrà chiamato quel luogo – attirerà educatori da tutto il mondo: è la scoperta di capacità infantili dai 2 ai 6 anni, fino ad allora ignorate. Nel giro di pochi anni lascia la professione di medico e comincia il lavoro di formazione degli adulti: perché i bambini mostrino le loro autentiche capacità occorrono maestri non aggressivi, non giudicanti, capaci di dare fiducia ai piccoli e di preparare un ambiente non di lusso, ma ricco di oggetti significativi, rispondenti alle età e alle abilità progressive dei bambini.
Tanto poco le interessa giudicare che preferisce avere gruppi di età mescolate, avendo notato come in tale situazione, assai più naturale, i rapporti tra loro siano molto più sereni e armoniosi. Soprattutto insegna agli adulti genitori e docenti a osservare prima di intervenire.
La nuova proposta educativa comincia a diffondersi a Roma, a Milano in scuole dei quartieri operai sia nelle case della borghesia, e così all'estero: Olanda, Norvegia, Francia, Inghilterra, Svezia, Spagna, Russia, negli Stati Uniti dopo il 1915, più tardi in Sud America, in Asia, in Nuova Zelanda. Ovunque questa modalità educativa che rinunzia ad esprimere giudizi, premi e castighi ma predispone con cura spazi di libertà accuratamente organizzati, produce gli stessi effetti: gli inquieti si calmano, i passivi si svegliano, rivelano comportamenti sociali inaspettati.
Grazie ai Corsi e ai Congressi internazionali da lei guidati, tra gli anni Venti e i Trenta in Europa come in Italia si aprono decine e decine di scuole dai piccoli di tre anni fino ai licei, impostati sempre sulla libertà di scelta, l’autoeducazione, il senso di responsabilità, ma anche la rigorosa formazione degli insegnanti.
Da noi – ma anche altrove – non mancano attacchi da parte di talune forze cattoliche come dei filosofi idealisti che dominano la scena; più tardi anche le forze di sinistra si dimostreranno ostili: la libertà dei bambini, la loro elevata capacità di decidere, di agire criticamente e di pensare con la propria testa sono considerate evidentemente pericolose.
Mussolini prima la corteggia perché attratto dalla facilità con cui bambini già intorno ai cinque anni arrivano alla lettura, alla scrittura, al calcolo – l’analfabetismo era all'epoca elevatissimo – poi avendo capito che non può fare di lei uno comodo strumento di propaganda, chiude nel ‘34 tutte le Case dei Bambini e le poche scuole elementari. Lo stesso avevano fatto nel ’18 i rivoluzionari russi, e ancora nel ‘33-’34, Hitler; così Spagnoli e Portoghesi, dominati rispettivamente da Franco e da Salazar. E’ un segnale significativo.
Lasciata l’Italia, Maria trova ospitalità in Olanda, poi nel ’39, invitata in India per tenere corsi, vi si reca con il figlio, ma ormai la guerra è alle porte. Pochi anni prima trovandosi in Inghilterra e in Danimarca a svolgere conferenze sul tema della pace continua a ribadire che il mezzo basilare per costruirla è l’educazione, intesa come rispetto della vita, dei bambini fin dalla nascita.
Rimarrà in India durante il secondo conflitto mondiale, realizzando affascinanti esperimenti educativi in una scuola multiculturale a Kodaikanal dove metterà a punto un progetto di “educazione cosmica” destinato ai bambini della scuola elementare. Per questo suo forte impegno nel 1949 e poi ancora nel 1950 verrà candidata al Premio Nobel per la Pace. Dopo la guerra sosterrà in modo particolare lo studio del neonato e del bambino nei primi tre anni: l’educazione dalla nascita come aiuto di vita in base al quale avrà origine il Centro Nascita Montessori di Roma.
Oggi esistono in tutti i continenti centinaia di luoghi montessoriani: Nidi, Case dei Bambini, Scuole elementari e Medie, Centri di formazione per educatori, genitori e docenti, pubblicazione di riviste e bollettini, traduzioni in varie lingue dei suoi libri, congressi e seminari di studio. Una grande educatrice? Piuttosto una “robusta mente di scienziato” apprezzata da psicologi, etologi e antropologi, meno dai pedagogisti, più preoccupati di “plasmare” il bambino che di seguirlo nella sua conquista d’indipendenza e di libertà di pensiero. Maria Montessori è morta in Olanda il 6 maggio 1952 ed è lì sepolta.
(A cura di Grazia Honegger Fresco)
Bibliografia essenziale di Maria Montessori
Il metodo della pedagogia scientifica applicato all'educazione infantile nelle Case dei Bambini (1909) rivisto dall'Autrice e uscito nel 1950 con il titolo La scoperta del bambino, ultima edizione Milano Garzanti 1991
Sui primi anni di vita (I piano dello sviluppo)
Il bambino in famiglia (Todi 1936) Garzanti 1956 e seguenti
Il segreto dell’infanzia (Bellinzona, Svizzera 1938) Garzanti 1950, 1962 e seguenti
Educazione per un mondo nuovo Garzanti 1970
La mente del bambino Garzanti 1952 e seguenti
Sulla Casa dei Bambini
Il metodo della pedagogia scientifica (Città di Castello 1909) ripubblicato da Garzanti con il titolo La scoperta del bambino Garzanti 1956 e seguenti
Manuale di pedagogia scientifica (Napoli 1921, 1930, 1935) Giunti 1970
II piano dello sviluppo / 6-12 anni
L’autoeducazione nelle scuole elementari (Roma 1916) Garzanti 1962
Psicoaritmetica (Barcelona 1934) Garzanti 1970
Psicogeometria (Barcelona 1934) Opera Montessori 2012
Sui temi della pace
Educazione e pace (con le conferenze dal 1932 al 1939) Garzanti 1970
Formazione dell’uomo Garzanti 1949
Educazione alla libertà (Antologia) a cura di Maria Luisa Leccese (Bari 1950, 1986)
Educazione religiosa (cattolica)
La vita in Cristo con calendario Garzanti 1949
La Messa spiegata ai bambini Garzanti 1949
III piano dello sviluppo
Dall'infanzia all'adolescenza Garzanti 1970 Cesmon Roma 2011
Come educare il potenziale umano Garzanti 1970
Nell'ambiente positivista romano scopre da un lato le prime lotte femministe, cui partecipa attivamente, dall'altro la nascente psichiatria: si laurea nel 1896 con una tesi sperimentale. Stava per finire l’epoca in cui le signore della borghesia camminavano in abiti lunghi e grandi cappelli piumati.
Maria, bella e di una naturale eleganza, studia con passione e si lega a un gruppo di giovani psichiatri -Sante De Sanctis, Giuseppe Montesano e Clodomiro Bonfigli – insieme ai quali mette a fuoco la situazione tragica dei bambini con handicap, chiamati allora “oligofrenici”. Riescono a sollevare l’interesse nazionale intorno a questo problema affermando l’importanza di un intervento più educativo che medico.
Per cercare le soluzioni migliori Maria si reca in Francia e in Inghilterra per studiare le opere di due medici francesi: Jean Marc Itard (che a fine Settecento aveva tentato di rieducare il bambino “selvaggio” di circa a nove anni, trovato nelle montagne dell’Aveyron) e l’impegno di Eduard Séguin (1812 – 1880) con i ragazzi “idioti”. Maria capisce che l’educazione dei sensi è la via maestra per potenziare le capacità mentali.
Comincia a lavorare direttamente con i bambini svantaggiati, progettando materiali adatti a loro. Nel frattempo vive con il collega Montesano un’intensa relazione amorosa che però per una serie di impedimenti non può approdare al matrimonio. Nel ’98 nasce un bambino che non può tenere con sé per le convenienze sociali. Lo affida a una famiglia di fiducia in campagna: andrà a trovarlo sistematicamente, ma potrà riprenderlo con sé solo nel 1913, quando morirà sua madre. Col tempo Mario diventerà il suo principale e originale collaboratore.
Intanto sul finire del 1906 l’ingegner Talamo, che aveva risanato palazzoni fatiscenti nel quartiere periferico di San Lorenzo e temeva che bambini piccoli, abbandonati a se stessi – allora erano rari gli asili – distruggessero e rovinassero, le aveva proposto di creare per loro un luogo adatto, mettendole a disposizione un locale a piano terra di uno dei casamenti in via dei Marsi 58.
Lei accetta con entusiasmo: dopo anni trascorsi a studiare ragazzini grandi in gravi difficoltà è curiosa di vedere come reagiscono o bambini piccoli sani: nasce così un’esperienza del tutto nuova. Per i piccoli vuole mobili leggeri, colorati in modo armonico, porta loro i materiali sperimentati con i ragazzini e ne prepara di nuovi di fronte alla vivace risposta dei piccoli.
Alla giovane donna che l’aiuta, chiede di intervenire il meno possibile: non si mette a fare l’insegnante, ma osserva i bambini, scoprendo che sanno scegliere da soli e che si concentrano su ciò che fanno. Nessuno li sgrida e loro si aiutano spontaneamente; mostrano il piacere di rimettere a posto le cose, adorano le attività pratiche come lavare, spazzare, apparecchiare le tavole per il pranzo, ma anche le esperienze sensoriali e le lettere. Maria Montessori – ha detto un suo estimatore – osservava i bambini non con sentimentalismi, ma con attenzione scientifica per capire il funzionamento dei poteri della psiche umana.
E’ l’inizio di un nuovo percorso per lei: la Casa dei Bambini – come verrà chiamato quel luogo – attirerà educatori da tutto il mondo: è la scoperta di capacità infantili dai 2 ai 6 anni, fino ad allora ignorate. Nel giro di pochi anni lascia la professione di medico e comincia il lavoro di formazione degli adulti: perché i bambini mostrino le loro autentiche capacità occorrono maestri non aggressivi, non giudicanti, capaci di dare fiducia ai piccoli e di preparare un ambiente non di lusso, ma ricco di oggetti significativi, rispondenti alle età e alle abilità progressive dei bambini.
Tanto poco le interessa giudicare che preferisce avere gruppi di età mescolate, avendo notato come in tale situazione, assai più naturale, i rapporti tra loro siano molto più sereni e armoniosi. Soprattutto insegna agli adulti genitori e docenti a osservare prima di intervenire.
La nuova proposta educativa comincia a diffondersi a Roma, a Milano in scuole dei quartieri operai sia nelle case della borghesia, e così all'estero: Olanda, Norvegia, Francia, Inghilterra, Svezia, Spagna, Russia, negli Stati Uniti dopo il 1915, più tardi in Sud America, in Asia, in Nuova Zelanda. Ovunque questa modalità educativa che rinunzia ad esprimere giudizi, premi e castighi ma predispone con cura spazi di libertà accuratamente organizzati, produce gli stessi effetti: gli inquieti si calmano, i passivi si svegliano, rivelano comportamenti sociali inaspettati.
Grazie ai Corsi e ai Congressi internazionali da lei guidati, tra gli anni Venti e i Trenta in Europa come in Italia si aprono decine e decine di scuole dai piccoli di tre anni fino ai licei, impostati sempre sulla libertà di scelta, l’autoeducazione, il senso di responsabilità, ma anche la rigorosa formazione degli insegnanti.
Da noi – ma anche altrove – non mancano attacchi da parte di talune forze cattoliche come dei filosofi idealisti che dominano la scena; più tardi anche le forze di sinistra si dimostreranno ostili: la libertà dei bambini, la loro elevata capacità di decidere, di agire criticamente e di pensare con la propria testa sono considerate evidentemente pericolose.
Mussolini prima la corteggia perché attratto dalla facilità con cui bambini già intorno ai cinque anni arrivano alla lettura, alla scrittura, al calcolo – l’analfabetismo era all'epoca elevatissimo – poi avendo capito che non può fare di lei uno comodo strumento di propaganda, chiude nel ‘34 tutte le Case dei Bambini e le poche scuole elementari. Lo stesso avevano fatto nel ’18 i rivoluzionari russi, e ancora nel ‘33-’34, Hitler; così Spagnoli e Portoghesi, dominati rispettivamente da Franco e da Salazar. E’ un segnale significativo.
Lasciata l’Italia, Maria trova ospitalità in Olanda, poi nel ’39, invitata in India per tenere corsi, vi si reca con il figlio, ma ormai la guerra è alle porte. Pochi anni prima trovandosi in Inghilterra e in Danimarca a svolgere conferenze sul tema della pace continua a ribadire che il mezzo basilare per costruirla è l’educazione, intesa come rispetto della vita, dei bambini fin dalla nascita.
Rimarrà in India durante il secondo conflitto mondiale, realizzando affascinanti esperimenti educativi in una scuola multiculturale a Kodaikanal dove metterà a punto un progetto di “educazione cosmica” destinato ai bambini della scuola elementare. Per questo suo forte impegno nel 1949 e poi ancora nel 1950 verrà candidata al Premio Nobel per la Pace. Dopo la guerra sosterrà in modo particolare lo studio del neonato e del bambino nei primi tre anni: l’educazione dalla nascita come aiuto di vita in base al quale avrà origine il Centro Nascita Montessori di Roma.
Oggi esistono in tutti i continenti centinaia di luoghi montessoriani: Nidi, Case dei Bambini, Scuole elementari e Medie, Centri di formazione per educatori, genitori e docenti, pubblicazione di riviste e bollettini, traduzioni in varie lingue dei suoi libri, congressi e seminari di studio. Una grande educatrice? Piuttosto una “robusta mente di scienziato” apprezzata da psicologi, etologi e antropologi, meno dai pedagogisti, più preoccupati di “plasmare” il bambino che di seguirlo nella sua conquista d’indipendenza e di libertà di pensiero. Maria Montessori è morta in Olanda il 6 maggio 1952 ed è lì sepolta.
(A cura di Grazia Honegger Fresco)
Bibliografia essenziale di Maria Montessori
Il metodo della pedagogia scientifica applicato all'educazione infantile nelle Case dei Bambini (1909) rivisto dall'Autrice e uscito nel 1950 con il titolo La scoperta del bambino, ultima edizione Milano Garzanti 1991
Sui primi anni di vita (I piano dello sviluppo)
Il bambino in famiglia (Todi 1936) Garzanti 1956 e seguenti
Il segreto dell’infanzia (Bellinzona, Svizzera 1938) Garzanti 1950, 1962 e seguenti
Educazione per un mondo nuovo Garzanti 1970
La mente del bambino Garzanti 1952 e seguenti
Sulla Casa dei Bambini
Il metodo della pedagogia scientifica (Città di Castello 1909) ripubblicato da Garzanti con il titolo La scoperta del bambino Garzanti 1956 e seguenti
Manuale di pedagogia scientifica (Napoli 1921, 1930, 1935) Giunti 1970
II piano dello sviluppo / 6-12 anni
L’autoeducazione nelle scuole elementari (Roma 1916) Garzanti 1962
Psicoaritmetica (Barcelona 1934) Garzanti 1970
Psicogeometria (Barcelona 1934) Opera Montessori 2012
Sui temi della pace
Educazione e pace (con le conferenze dal 1932 al 1939) Garzanti 1970
Formazione dell’uomo Garzanti 1949
Educazione alla libertà (Antologia) a cura di Maria Luisa Leccese (Bari 1950, 1986)
Educazione religiosa (cattolica)
La vita in Cristo con calendario Garzanti 1949
La Messa spiegata ai bambini Garzanti 1949
III piano dello sviluppo
Dall'infanzia all'adolescenza Garzanti 1970 Cesmon Roma 2011
Come educare il potenziale umano Garzanti 1970
Le domande più frequenti su Montessori (I parte)
Proviamo qui a raccogliere alcune delle domande che più frequentemente pongono su temi montessoriani genitori e docenti. L’elenco non è completo, ma si evolverà nel tempo, per cui suggerimenti, correzioni, nuove domande sono benvenuti: basta scrivere alla nostra mail [email protected]
1. Che cosa succede dopo aver frequentato una scuola Montessori?
Certo, i bambini restano delusi, passando dalla Casa dei Bambini (Scuola dell’Infanzia) a una Primaria tradizionale, dove devono fare le cose per obbligo, in tempi rigidamente calcolati, nonostante siano ancora molto giovani, tanto peggio se vi entrano a cinque anni e mezzo.
In ogni caso, là dove è possibile, meglio un Nido a indirizzo Montessori e una buona Casa dei Bambini che Nidi e Scuole d'Infanzia, sciatti, chiassosi, precocemente competitivi. Ci sembra indispensabile fortificare i bambini facendoli vivere in un ambiente non arrivista né giudicante e quindi non ansiogeno almeno nei primi anni.
A volte è meno drammatico il passaggio da una Primaria Montessori alla Media, quando sono già allenati alla libera scelta responsabile delle proprie attività, solo perché sono più forti e consapevoli. Hanno ormai acquisito capacità di autoregolarsi, di criticare, di collaborare e quel senso di rispetto verso gli altri, anche i più indifesi, che nelle scuole tradizionali è soffocato dalla spinta continua alla competizione e al vantaggio personale..
D’altro canto, nella scuola Montessori si ritiene indispensabile cominciare fin da piccoli a vivere in un ambente non ansiogeno, non giudicante, nè competitivo.Tuttavia, nell’ultimo anno della Primaria, si cerca di prepararli a fronteggiare la diversità che li aspetta: il sistema dei voti, delle gare, delle interrogazioni e soprattutto l’impossibilità di scegliere.
2. Ma se gli piace solo disegnare o leggere fa solo questo?
In tanti anni di esperienze questo non si è mai verificato proprio perché —si tratti di Nido o di Scuola— le scelte sono moltissime, allettanti, variegate. Gli adulti le presentano senza però obbligare a fare altrettanto e i bambini, che in principio per rassicurarsi tendono a prendere un po’ sempre le stesse cose, sono poi attratti dal nuovo. La loro bella intelligenza non conosce la pigrizia: vedono le attività degli altri e vogliono provare anche loro. Piccoli assaggi e poi si buttano con entusiasmo in nuove scelte, mossi dal piacere di agire, che nasce dalla persona stessa. Gli stimoli esterni, i pungoli, i divieti, gli obblighi agiscono esattamente in senso contrario.
3. Come fa una maestra a occuparsi di tutti i bambini se ciascuno sceglie liberamente?
La maestra Montessori con una buona formazione è particolarmente allenata a osservare il singolo bambino e i piccoli gruppi che si formano spontaneamente. Non sta seduta alla cattedra, non impartisce ordini.
Quando i bambini non ci sono, prepara con cura l’ambiente in ogni particolare sulla base di esigenze via via emerse, per cui le proposte sono sempre adeguate. Se poi risulta che non è esattamente così, lei è pronta a modificare, a preparare altro.
Un ambiente realmente adeguato ai bambini frequentanti è come un altro maestro: silenzioso, indiretto, potente. È un tacito invito ad agire. Quando la maestra lavora con uno o più bambini, gli altri sono occupati in tante altre cose, scelte da loro stessi, quindi interessanti per loro. Lei non li perde mai di vista, ma offre il suo aiuto diretto solo a quelli che sta seguendo da vicino in quel momento.
Nel corso della giornata offre via via la sua presenza a ciascuno di loro. Le lezioni sono di solito individuali e brevi, cioè durano il tempo necessario finché il bambino può fare da sé. Anche gli oggetti e i materiali sono studiati in tal senso e la maggior parte di essi permette al bambino di controllare egli stesso se ha fatto bene o no e questo favorisce il piacere di ripetere e di concentrarsi.
4. La scuola Montessori è adatta a tutti i bambini?
Un cactus non sopravvive trapiantato in alta montagna, né un abete nel deserto. Ogni essere vivente esige un ambiente corrispondente alle sue necessità vitali. Un bambino ha bisogno di ascolto accogliente, di adulti che gli diano possibilità di scelta tra diverse attività, ma anche di confini chiari oltre i quali non possa andare, ovvero: “Puoi prendere uno qualsiasi di questi oggetti, ma solo uno alla volta e solo se nessun altro bambino lo sta già usando”.
Molti bambini non sono in grado, agli inizi della frequenza alla scuola Montessori, di accettare questa regola: se incerti e timidi, non si decidono a scegliere; se inquieti, abituati al “tutto e subito”, non riescono ad aspettare che il compagno abbia rimesso a posto l’oggetto. Eppure basta non imporre rigida obbedienza, proporre loro cose interessanti da fare nell'attesa, essere fermi nella richiesta di aspettare, ma lasciare loro il tempo di capire fino a che punto furberie, sotterfugi e piccoli dispetti in questa scuola non funzionano, e di scoprire a poco a poco il piacere di accettare le regole comuni e di essere amati senza smancerie né false lodi.
Nella scuola Montessori gli adulti non gridano, non puniscono, non mettono in evidenza gli sbagli; i bambini di conseguenza non giudicano, non disprezzano il compagno che sbaglia; spontaneamente si aiutano, se necessario, in quel modo delicato e discreto tipico di persone immesse in un ambiente nonviolento, in una scuola di pace.
5. Ma che fate con i tipi turbolenti?
Il bambino indisciplinato, aggressivo - perché infelice - a poco a poco migliora la sua condizione vitale e trasforma il proprio modo di comportarsi. Questo avviene tanto più facilmente quanto più è piccolo il bambino.
Secondo Montessori, la libertà non può essere concessa, né donata: va costruita a poco a poco fin dai primi anni attraverso l’esercizio quotidiano della scelta indipendente e dell’auto-correzione, del fare in prima persona e del sentire la fiducia degli altri nelle proprie capacità di verifica.
Scegliere, agire e rimettere a posto gli oggetti fin dal secondo anno di vita — come si fa nei Nidi Montessori — è il primo passo affinché il bambino si costruisca indirettamente il senso di responsabilità verso gli altri e verso l’ambiente.
6. Come posso avvicinarmi al mondo Montessori? Non conosco proprio nulla.
Chi cerca, la prima cosa che si fa oggi è esplorare su Internet: sono innumerevoli le pagine e i filmati sull’argomento, anche se per la maggior parte in inglese.
Non tutte però sono di buona qualità. Molte, approssimative, puntano sul successo o su i materiali in uso, mentre la differenza vera è nella relazione con ogni bambino, fatta di calma , di rispetto, di totale fiducia nelle sue forze originarie.
Maria Montessori era in primo luogo un medico, una scienziata e, come tale, fondava ogni sua proposta per i bambini, piccoli o grandi, sull'osservazione. Conviene quindi leggere i suoi libri pubblicati oggi da Garzanti e anche le due riviste Montessori che escono in Italia: “ Vita dell'Infanzia” edito dall'Opera Montessori dal 1952 e il "nostro” Quaderno Montessori” che è stato pubblicato per oltre trent'anni in provincia di Varese, fino al 2017.
7. Perché Maria Montessori in patria non ha avuto tanta fortuna come all’estero?
I motivi di questo disconoscimento sono soprattutto di natura ideologica e storica. In Italia Maria Montessori si trovò sempre al centro di pesanti attacchi da parte di laici (a sinistra non fu quasi mai apprezzata), come di cattolici, malgrado il fatto che Benedetto XV, già prima della Prima Guerra Mondiale, le avesse inviato la sua benedizione, e che Don Luigi Sturzo, allontanato dalla Curia, le avesse dichiarato tutta la sua stima. Anche la Venerabile Madre Tincani, fondatrice nel 1939 della LUMSA (Libera Università Maria Assunta) di Roma, era grande estimatrice e amica della Montessori.
All'opposto il liberale Giuseppe Lombardo Radice, ascoltatissimo pedagogista nell’epoca fascista, la denigrò a tutto vantaggio delle scuole agazziane. Diverso atteggiamento, quanto meno di rispettoso ascolto, ebbe verso le proposte montessoriane il filosofo idealista Giovanni Gentile, anch'egli compromesso con il regime.
Mussolini che prima aveva amoreggiato con il progetto Montessori per il suo successo nel portare così facilmente i bambini, anche prima dei fatidici sei anni, alla scrittura e alla lettura, a metà anni Trenta si rese conto di non poter piegare la Dottoressa alle sue scelte politiche. A questo punto ordinò la chiusura delle poche scuole Montessori elementari pubbliche e delle molte Case dei Bambini comunali da Nord all’estremo Sud del nostro paese e ovunque queste vennero assorbite da ordini religiosi.
Altro acerrimo nemico della Montessori e delle cose da lei proposte fu, sempre in epoca fascista, il francescano Agostino Gemelli, medico, fondatore nel 1921 dell’Università Cattolica.
Dopo la Seconda Guerra , unica eccezione per lo sguardo attento ai temi montessoriani, fu Aldo Moro a fine anni Cinquanta a partire dalle proposte del Centro Nascita Montessori che conobbe alla nascita della seconda figlia Anna.
La diatriba intorno all'appartenenza religiosa della Montessori si è accesa in modi diversi dagli anni '60 fino ad oggi. Dopo le esperienze sulla liturgia cattolica realizzate da Anna Maria Maccheroni in accordo con Montessori in Catalogna (anni '20 e '30) ecco la “Catechesi del Buon Pastore” creata da Adele Costa Gnocchi, Sofia Cavalletti e Gianna Gobbi, oggi diffusa in molte regioni del mondo.
Di recente, un'autrice[1], avendo scoperto l'esistenza dall'iscrizione di Maria Montessori alla Società Teosofica Inglese nel 1899, (periodo della sua adesione al movimento femminista), afferma che lei fosse per questo una teosofa e che per questo si fosse poi recata in India, trascorrendovi lunghi anni (1939-1945). Infatti nel '39 fu invitata in India dal presidente della Società Teosofica per tenere a Madras un corso e lì restò bloccata a causa della II guerra mondiale: questo le permise di studiare ulteriormente lo sviluppo degli esseri umani fin dai primi anni di vita. In ogni caso da quel 1899 non rinnovò più l'iscrizione alla Società Teosofica.
La realtà è che Maria Montessori non ha mai legato la sua opera a una fede o a una ideologia. L'oggetto del suo studio e delle sue proposte educative è sempre stato l'essere umano dall'infanzia all'adolescenza, le cui caratteristiche di crescita sono pressoché identiche sotto tutti i punti di vista e in ogni luogo della terra. Ne è una riprova il fatto che si trovano Scuole Montessori presso i popoli più diversi: dagli Ebrei agli Islamici, dai Buddisti ai Protestanti ed anche in zone con religioni animiste come l'India o lo Sri Lanka.
Si può dire, alla luce dei fatti, che nella sua lunga vita non abbia mai abbandonato la sua originaria formazione positivista nel senso di osservare, confrontare le azioni, i comportamenti, trarne le conseguenze: guardava la realtà in senso libero e aperto.
(Fine I parte)
A cura di Mario Valle e Grazia Honegger Fresco
[1] Marijan Swegman (edizione Il Mulino), notizia da lei ripresa da un'altra biografa: Paola Giovetti.( ed. Mediterranea).
1. Che cosa succede dopo aver frequentato una scuola Montessori?
Certo, i bambini restano delusi, passando dalla Casa dei Bambini (Scuola dell’Infanzia) a una Primaria tradizionale, dove devono fare le cose per obbligo, in tempi rigidamente calcolati, nonostante siano ancora molto giovani, tanto peggio se vi entrano a cinque anni e mezzo.
In ogni caso, là dove è possibile, meglio un Nido a indirizzo Montessori e una buona Casa dei Bambini che Nidi e Scuole d'Infanzia, sciatti, chiassosi, precocemente competitivi. Ci sembra indispensabile fortificare i bambini facendoli vivere in un ambiente non arrivista né giudicante e quindi non ansiogeno almeno nei primi anni.
A volte è meno drammatico il passaggio da una Primaria Montessori alla Media, quando sono già allenati alla libera scelta responsabile delle proprie attività, solo perché sono più forti e consapevoli. Hanno ormai acquisito capacità di autoregolarsi, di criticare, di collaborare e quel senso di rispetto verso gli altri, anche i più indifesi, che nelle scuole tradizionali è soffocato dalla spinta continua alla competizione e al vantaggio personale..
D’altro canto, nella scuola Montessori si ritiene indispensabile cominciare fin da piccoli a vivere in un ambente non ansiogeno, non giudicante, nè competitivo.Tuttavia, nell’ultimo anno della Primaria, si cerca di prepararli a fronteggiare la diversità che li aspetta: il sistema dei voti, delle gare, delle interrogazioni e soprattutto l’impossibilità di scegliere.
2. Ma se gli piace solo disegnare o leggere fa solo questo?
In tanti anni di esperienze questo non si è mai verificato proprio perché —si tratti di Nido o di Scuola— le scelte sono moltissime, allettanti, variegate. Gli adulti le presentano senza però obbligare a fare altrettanto e i bambini, che in principio per rassicurarsi tendono a prendere un po’ sempre le stesse cose, sono poi attratti dal nuovo. La loro bella intelligenza non conosce la pigrizia: vedono le attività degli altri e vogliono provare anche loro. Piccoli assaggi e poi si buttano con entusiasmo in nuove scelte, mossi dal piacere di agire, che nasce dalla persona stessa. Gli stimoli esterni, i pungoli, i divieti, gli obblighi agiscono esattamente in senso contrario.
3. Come fa una maestra a occuparsi di tutti i bambini se ciascuno sceglie liberamente?
La maestra Montessori con una buona formazione è particolarmente allenata a osservare il singolo bambino e i piccoli gruppi che si formano spontaneamente. Non sta seduta alla cattedra, non impartisce ordini.
Quando i bambini non ci sono, prepara con cura l’ambiente in ogni particolare sulla base di esigenze via via emerse, per cui le proposte sono sempre adeguate. Se poi risulta che non è esattamente così, lei è pronta a modificare, a preparare altro.
Un ambiente realmente adeguato ai bambini frequentanti è come un altro maestro: silenzioso, indiretto, potente. È un tacito invito ad agire. Quando la maestra lavora con uno o più bambini, gli altri sono occupati in tante altre cose, scelte da loro stessi, quindi interessanti per loro. Lei non li perde mai di vista, ma offre il suo aiuto diretto solo a quelli che sta seguendo da vicino in quel momento.
Nel corso della giornata offre via via la sua presenza a ciascuno di loro. Le lezioni sono di solito individuali e brevi, cioè durano il tempo necessario finché il bambino può fare da sé. Anche gli oggetti e i materiali sono studiati in tal senso e la maggior parte di essi permette al bambino di controllare egli stesso se ha fatto bene o no e questo favorisce il piacere di ripetere e di concentrarsi.
4. La scuola Montessori è adatta a tutti i bambini?
Un cactus non sopravvive trapiantato in alta montagna, né un abete nel deserto. Ogni essere vivente esige un ambiente corrispondente alle sue necessità vitali. Un bambino ha bisogno di ascolto accogliente, di adulti che gli diano possibilità di scelta tra diverse attività, ma anche di confini chiari oltre i quali non possa andare, ovvero: “Puoi prendere uno qualsiasi di questi oggetti, ma solo uno alla volta e solo se nessun altro bambino lo sta già usando”.
Molti bambini non sono in grado, agli inizi della frequenza alla scuola Montessori, di accettare questa regola: se incerti e timidi, non si decidono a scegliere; se inquieti, abituati al “tutto e subito”, non riescono ad aspettare che il compagno abbia rimesso a posto l’oggetto. Eppure basta non imporre rigida obbedienza, proporre loro cose interessanti da fare nell'attesa, essere fermi nella richiesta di aspettare, ma lasciare loro il tempo di capire fino a che punto furberie, sotterfugi e piccoli dispetti in questa scuola non funzionano, e di scoprire a poco a poco il piacere di accettare le regole comuni e di essere amati senza smancerie né false lodi.
Nella scuola Montessori gli adulti non gridano, non puniscono, non mettono in evidenza gli sbagli; i bambini di conseguenza non giudicano, non disprezzano il compagno che sbaglia; spontaneamente si aiutano, se necessario, in quel modo delicato e discreto tipico di persone immesse in un ambiente nonviolento, in una scuola di pace.
5. Ma che fate con i tipi turbolenti?
Il bambino indisciplinato, aggressivo - perché infelice - a poco a poco migliora la sua condizione vitale e trasforma il proprio modo di comportarsi. Questo avviene tanto più facilmente quanto più è piccolo il bambino.
Secondo Montessori, la libertà non può essere concessa, né donata: va costruita a poco a poco fin dai primi anni attraverso l’esercizio quotidiano della scelta indipendente e dell’auto-correzione, del fare in prima persona e del sentire la fiducia degli altri nelle proprie capacità di verifica.
Scegliere, agire e rimettere a posto gli oggetti fin dal secondo anno di vita — come si fa nei Nidi Montessori — è il primo passo affinché il bambino si costruisca indirettamente il senso di responsabilità verso gli altri e verso l’ambiente.
6. Come posso avvicinarmi al mondo Montessori? Non conosco proprio nulla.
Chi cerca, la prima cosa che si fa oggi è esplorare su Internet: sono innumerevoli le pagine e i filmati sull’argomento, anche se per la maggior parte in inglese.
Non tutte però sono di buona qualità. Molte, approssimative, puntano sul successo o su i materiali in uso, mentre la differenza vera è nella relazione con ogni bambino, fatta di calma , di rispetto, di totale fiducia nelle sue forze originarie.
Maria Montessori era in primo luogo un medico, una scienziata e, come tale, fondava ogni sua proposta per i bambini, piccoli o grandi, sull'osservazione. Conviene quindi leggere i suoi libri pubblicati oggi da Garzanti e anche le due riviste Montessori che escono in Italia: “ Vita dell'Infanzia” edito dall'Opera Montessori dal 1952 e il "nostro” Quaderno Montessori” che è stato pubblicato per oltre trent'anni in provincia di Varese, fino al 2017.
7. Perché Maria Montessori in patria non ha avuto tanta fortuna come all’estero?
I motivi di questo disconoscimento sono soprattutto di natura ideologica e storica. In Italia Maria Montessori si trovò sempre al centro di pesanti attacchi da parte di laici (a sinistra non fu quasi mai apprezzata), come di cattolici, malgrado il fatto che Benedetto XV, già prima della Prima Guerra Mondiale, le avesse inviato la sua benedizione, e che Don Luigi Sturzo, allontanato dalla Curia, le avesse dichiarato tutta la sua stima. Anche la Venerabile Madre Tincani, fondatrice nel 1939 della LUMSA (Libera Università Maria Assunta) di Roma, era grande estimatrice e amica della Montessori.
All'opposto il liberale Giuseppe Lombardo Radice, ascoltatissimo pedagogista nell’epoca fascista, la denigrò a tutto vantaggio delle scuole agazziane. Diverso atteggiamento, quanto meno di rispettoso ascolto, ebbe verso le proposte montessoriane il filosofo idealista Giovanni Gentile, anch'egli compromesso con il regime.
Mussolini che prima aveva amoreggiato con il progetto Montessori per il suo successo nel portare così facilmente i bambini, anche prima dei fatidici sei anni, alla scrittura e alla lettura, a metà anni Trenta si rese conto di non poter piegare la Dottoressa alle sue scelte politiche. A questo punto ordinò la chiusura delle poche scuole Montessori elementari pubbliche e delle molte Case dei Bambini comunali da Nord all’estremo Sud del nostro paese e ovunque queste vennero assorbite da ordini religiosi.
Altro acerrimo nemico della Montessori e delle cose da lei proposte fu, sempre in epoca fascista, il francescano Agostino Gemelli, medico, fondatore nel 1921 dell’Università Cattolica.
Dopo la Seconda Guerra , unica eccezione per lo sguardo attento ai temi montessoriani, fu Aldo Moro a fine anni Cinquanta a partire dalle proposte del Centro Nascita Montessori che conobbe alla nascita della seconda figlia Anna.
La diatriba intorno all'appartenenza religiosa della Montessori si è accesa in modi diversi dagli anni '60 fino ad oggi. Dopo le esperienze sulla liturgia cattolica realizzate da Anna Maria Maccheroni in accordo con Montessori in Catalogna (anni '20 e '30) ecco la “Catechesi del Buon Pastore” creata da Adele Costa Gnocchi, Sofia Cavalletti e Gianna Gobbi, oggi diffusa in molte regioni del mondo.
Di recente, un'autrice[1], avendo scoperto l'esistenza dall'iscrizione di Maria Montessori alla Società Teosofica Inglese nel 1899, (periodo della sua adesione al movimento femminista), afferma che lei fosse per questo una teosofa e che per questo si fosse poi recata in India, trascorrendovi lunghi anni (1939-1945). Infatti nel '39 fu invitata in India dal presidente della Società Teosofica per tenere a Madras un corso e lì restò bloccata a causa della II guerra mondiale: questo le permise di studiare ulteriormente lo sviluppo degli esseri umani fin dai primi anni di vita. In ogni caso da quel 1899 non rinnovò più l'iscrizione alla Società Teosofica.
La realtà è che Maria Montessori non ha mai legato la sua opera a una fede o a una ideologia. L'oggetto del suo studio e delle sue proposte educative è sempre stato l'essere umano dall'infanzia all'adolescenza, le cui caratteristiche di crescita sono pressoché identiche sotto tutti i punti di vista e in ogni luogo della terra. Ne è una riprova il fatto che si trovano Scuole Montessori presso i popoli più diversi: dagli Ebrei agli Islamici, dai Buddisti ai Protestanti ed anche in zone con religioni animiste come l'India o lo Sri Lanka.
Si può dire, alla luce dei fatti, che nella sua lunga vita non abbia mai abbandonato la sua originaria formazione positivista nel senso di osservare, confrontare le azioni, i comportamenti, trarne le conseguenze: guardava la realtà in senso libero e aperto.
(Fine I parte)
A cura di Mario Valle e Grazia Honegger Fresco
[1] Marijan Swegman (edizione Il Mulino), notizia da lei ripresa da un'altra biografa: Paola Giovetti.( ed. Mediterranea).