Mangiare con decoro
Non so quanti genitori abbiano mai assistito alla preparazione della tavola e al consumo dei pasti nella scuola – soprattutto elementare o media - dei loro figli. Ci si preoccupa molto e giustamente della qualità dei cibi, ma quasi mai della situazione ambientale in cui i pasti vengono consumati.
La partecipazione dei bambini è ridotta a zero: sono semplici fruitori di cibi scodellati perché tutto il servizio viene svolto – e spesso molto velocemente e senza garbo - dal personale di cucina o delle pulizie. In più il tutto si svolge in un frastuono assordante, vuoi per l’ampiezza dei luoghi, vuoi per il disinteresse dei bambini (o ragazzi) al lavoro che permette il cibarsi.
Tutto questo è fortemente diseducativo mentre non sarebbe difficile organizzare diversamente!
Nelle Scuole Montessori dei piccoli o dei grandi la preparazione e la cura della tavola, il servizio e la sparecchiatura sono parti di un percorso che ha numerosi risvolti sul piano individuale e sociale, all’insegna dell’indipendenza e del rispetto reciproco.
Intanto si cerca di evitare le situazioni da grande refettorio, sgradevoli per chiunque, suddividendo i gruppi o mangiando in più turni.
In secondo luogo si presentano ai bambini – a piccoli gruppi – i vari passaggi necessari alla preparazione delle tavole. (Per decenni, prima che venissero le ossessive proibizioni delle ASL, i bambini partecipavano anche alla preparazione di semplici piatti: le loro mani ben lavate, il fatto di trovarsi al massimo in quattro intorno a un tavolo a tagliare il pane, a tagliare la frutta, a sbucciare le uova, a impastare per fare biscotti o pizze, sotto gli occhi di un adulto attento, garantivano comunque condizioni ottimali di igiene!).
Ma torniamo alla preparazione delle tavole.
Descrivo in breve una situazione di Nido con questo indirizzo pedagogico: due bambini di 2 e mezzo / 3 anni, nuovi al compito di apparecchiare. L’educatrice mostra ai bambini due tavole da preparare, una per ciascuno. I bambini che mangiano sono in tutto nove, compresi i due “camerieri” e l’adulto: intorno a ogni tavola 4 seggioline indicano il posto di ciascun commensale. Con garbo l’educatrice apre sulle tavole, prima l’una poi l’altra, la tovaglia. Su un tavolinetto, messo a fianco di ogni tavola, ha preparato 4 piatti e 4 scodelle, 4 bicchieri, 4 cucchiai, 4 forchette, una piccola brocca di vetro..
Apparecchiare e sparecchiare: un vero piacere
Dapprima è lei che agisce e i bambini, su sua richiesta, restano seduti a guardare. Preparato tutto l’occorrente, con movimenti lenti e precisi prende un piatto con due mani e lo pone davanti alla sedia, poi un altro e un altro... Quindi mette le scodelle, sempre una alla volta: il lavoro può sembrare lungo, ma i bambini amano il lento ripetersi dei gesti. Quindi prende dall’esterno un bicchiere uno alla volta e lo dispone oltre il piatto un po’ verso destra.
Ora mette – uno alla volta - i cucchiai su un piccolo vassoio che appoggia sul tavolo: ne prende uno, con la destra e lo mette a destra del piatto. Fa lo stesso con le forchette, che prende con la sinistra e mette a sinistra; infine i coltelli, se i bambini sono già in grado di farne uso, che vanno a destra tra il cucchiaio e il piatto. Questo gioco delle mani orienterà a poco a poco anche i bambini.. L’ultimo atto è riempire in parte la brocca con acqua fresca e metterla sulla tavola. Se possibile, aggiungere anche un vasetto fiorito per ogni tavola.
Dopo aver osservato prova uno di loro ad apparecchiare il secondo tavolo. ( Se nessuno vuole farlo, lei ripete con gli stessi gesti e la stessa calma della prima volta).
L’educatrice li guida con calma senza mettere alcun accento sugli eventuali errori: solo un piccolo richiamo di memoria.
I piccoli “camerieri” memorizzano rapidamente: in un mese circa sono perfettamente in grado di preparare ciascuno un tavolo in 15-20’ minuti. (E’ sempre meglio avere tanti camerieri quanti sono i tavoli!). In pochi mesi, se sono tranquilli e concentrati, riescono a fare tutto da soli, con un occhio - da lontano – dell’adulto. Inutile dire che si tratta di attività individuali in un piccolo gruppo che i bambini apprezzano moltissimo.
Se lo sanno fare a questa età, non c’è dubbio che a maggior ragione saranno in grado di preparare le tavole bambini più grandi, al livello dei 3-6 anni o dei 6-12.
Se ci riflettiamo, ci rendiamo conto che è solo una faccenda organizzativa. E’ vero che la partecipazione è diversa nelle varie età. I ragazzini più grandi si sentiranno impegnati in un “servizio a turno” deciso in precedenza responsabilmente, mentre i piccoli sentono in altro modo l’importanza di un lavoro impegnativo per i compagni. Un’esperienza sociale di notevole rilievo!
Nella prima infanzia facciamo in modo che i bambini non subiscano mai attese che vadano oltre il minuto o due. Meglio piuttosto andare a tavola quando il carrello con i cibi caldi sia già nella sala da pranzo perché i piccoli non resistono tranquilli seduti senza fare nulla, mentre i grandi riescono a sostenere un’attesa limitata ai cinque minuti, non di più
Il posto a tavola fisso dà maggiore tranquillità Tanto meno ci siano spostamenti arbitrari e punitivi! Occorre anche vigilare che per stare vicino all’amico del cuore non si inneschino meccanismi di esclusione per altri.
Quando poi il cibo arriva, per mantenere il clima tranquillo la regola d’oro è che gli adulti – educatori, cucinieri, personale di appoggio – non alzino mai la voce, non si rivolgano all’intero gruppo, come si fa tra persone educate, in qualsiasi ristorante. I bambini semplicemente impareranno dagli adulti!
Il secondo passaggio può essere, dopo i tre, quattro anni , il servizio di tavola. Ci sono scuole in cui i “camerieri” mangiano prima e poi , uno per tavolo, portano e passano a zuppiera o il piatto di portata, offrono il pane, versano l’acqua. Alla fine raccolgomo piatti, posate, bicchieri. In altre scuole invece , soprattutto in principio, è l’adulto che mette sul tavolo il contenitore e poi segue o aiuta i bambini nel passarselo l’un l’altro.
Dipende dallo spazio, dagli accordi con la cucina, dai tempi. L’importante che i bambini siano sempre messi in grado di svolgere in un modo o nell’altro un ruolo attivo. Questo concerne anche la sparecchiatura,
Anche questa è prevista nei particolari e insegnata a singoli bambini. o a piccoli gruppi secondo un turno concordato insieme La questione del riordino, sapere dove mettere le posate e le stoviglie sporche, come raccogliere le briciole, come piegare e dove disporre i tovaglioli per il giorno dopo, fa parte dello stesso stile di cura che favorisce di per sé un’esperienza di elevata socializzazione.
Imparare “come si fa” non richiede molto tempo e in ogni caso questo non può considerarsi “perso” dato che poi si avrà una piacevole tranquillità per tutti.A una condizione però: che gli adulti – maestri, cuoca, inservienti- non alzino mai la voce, non chiamino alcuno da lontano, che rivolgano con gentilezza al singolo bambino. Come si fa tra persone civili, in qualunque ristorante. Non deve il consumo di vitto da carcerati o da soldati in un refettorio, ma un momento di piacevole scambio in una bene organizzata sala da pranzo.
Barbara Fores
La partecipazione dei bambini è ridotta a zero: sono semplici fruitori di cibi scodellati perché tutto il servizio viene svolto – e spesso molto velocemente e senza garbo - dal personale di cucina o delle pulizie. In più il tutto si svolge in un frastuono assordante, vuoi per l’ampiezza dei luoghi, vuoi per il disinteresse dei bambini (o ragazzi) al lavoro che permette il cibarsi.
Tutto questo è fortemente diseducativo mentre non sarebbe difficile organizzare diversamente!
Nelle Scuole Montessori dei piccoli o dei grandi la preparazione e la cura della tavola, il servizio e la sparecchiatura sono parti di un percorso che ha numerosi risvolti sul piano individuale e sociale, all’insegna dell’indipendenza e del rispetto reciproco.
Intanto si cerca di evitare le situazioni da grande refettorio, sgradevoli per chiunque, suddividendo i gruppi o mangiando in più turni.
In secondo luogo si presentano ai bambini – a piccoli gruppi – i vari passaggi necessari alla preparazione delle tavole. (Per decenni, prima che venissero le ossessive proibizioni delle ASL, i bambini partecipavano anche alla preparazione di semplici piatti: le loro mani ben lavate, il fatto di trovarsi al massimo in quattro intorno a un tavolo a tagliare il pane, a tagliare la frutta, a sbucciare le uova, a impastare per fare biscotti o pizze, sotto gli occhi di un adulto attento, garantivano comunque condizioni ottimali di igiene!).
Ma torniamo alla preparazione delle tavole.
Descrivo in breve una situazione di Nido con questo indirizzo pedagogico: due bambini di 2 e mezzo / 3 anni, nuovi al compito di apparecchiare. L’educatrice mostra ai bambini due tavole da preparare, una per ciascuno. I bambini che mangiano sono in tutto nove, compresi i due “camerieri” e l’adulto: intorno a ogni tavola 4 seggioline indicano il posto di ciascun commensale. Con garbo l’educatrice apre sulle tavole, prima l’una poi l’altra, la tovaglia. Su un tavolinetto, messo a fianco di ogni tavola, ha preparato 4 piatti e 4 scodelle, 4 bicchieri, 4 cucchiai, 4 forchette, una piccola brocca di vetro..
Apparecchiare e sparecchiare: un vero piacere
Dapprima è lei che agisce e i bambini, su sua richiesta, restano seduti a guardare. Preparato tutto l’occorrente, con movimenti lenti e precisi prende un piatto con due mani e lo pone davanti alla sedia, poi un altro e un altro... Quindi mette le scodelle, sempre una alla volta: il lavoro può sembrare lungo, ma i bambini amano il lento ripetersi dei gesti. Quindi prende dall’esterno un bicchiere uno alla volta e lo dispone oltre il piatto un po’ verso destra.
Ora mette – uno alla volta - i cucchiai su un piccolo vassoio che appoggia sul tavolo: ne prende uno, con la destra e lo mette a destra del piatto. Fa lo stesso con le forchette, che prende con la sinistra e mette a sinistra; infine i coltelli, se i bambini sono già in grado di farne uso, che vanno a destra tra il cucchiaio e il piatto. Questo gioco delle mani orienterà a poco a poco anche i bambini.. L’ultimo atto è riempire in parte la brocca con acqua fresca e metterla sulla tavola. Se possibile, aggiungere anche un vasetto fiorito per ogni tavola.
Dopo aver osservato prova uno di loro ad apparecchiare il secondo tavolo. ( Se nessuno vuole farlo, lei ripete con gli stessi gesti e la stessa calma della prima volta).
L’educatrice li guida con calma senza mettere alcun accento sugli eventuali errori: solo un piccolo richiamo di memoria.
I piccoli “camerieri” memorizzano rapidamente: in un mese circa sono perfettamente in grado di preparare ciascuno un tavolo in 15-20’ minuti. (E’ sempre meglio avere tanti camerieri quanti sono i tavoli!). In pochi mesi, se sono tranquilli e concentrati, riescono a fare tutto da soli, con un occhio - da lontano – dell’adulto. Inutile dire che si tratta di attività individuali in un piccolo gruppo che i bambini apprezzano moltissimo.
Se lo sanno fare a questa età, non c’è dubbio che a maggior ragione saranno in grado di preparare le tavole bambini più grandi, al livello dei 3-6 anni o dei 6-12.
Se ci riflettiamo, ci rendiamo conto che è solo una faccenda organizzativa. E’ vero che la partecipazione è diversa nelle varie età. I ragazzini più grandi si sentiranno impegnati in un “servizio a turno” deciso in precedenza responsabilmente, mentre i piccoli sentono in altro modo l’importanza di un lavoro impegnativo per i compagni. Un’esperienza sociale di notevole rilievo!
Nella prima infanzia facciamo in modo che i bambini non subiscano mai attese che vadano oltre il minuto o due. Meglio piuttosto andare a tavola quando il carrello con i cibi caldi sia già nella sala da pranzo perché i piccoli non resistono tranquilli seduti senza fare nulla, mentre i grandi riescono a sostenere un’attesa limitata ai cinque minuti, non di più
Il posto a tavola fisso dà maggiore tranquillità Tanto meno ci siano spostamenti arbitrari e punitivi! Occorre anche vigilare che per stare vicino all’amico del cuore non si inneschino meccanismi di esclusione per altri.
Quando poi il cibo arriva, per mantenere il clima tranquillo la regola d’oro è che gli adulti – educatori, cucinieri, personale di appoggio – non alzino mai la voce, non si rivolgano all’intero gruppo, come si fa tra persone educate, in qualsiasi ristorante. I bambini semplicemente impareranno dagli adulti!
Il secondo passaggio può essere, dopo i tre, quattro anni , il servizio di tavola. Ci sono scuole in cui i “camerieri” mangiano prima e poi , uno per tavolo, portano e passano a zuppiera o il piatto di portata, offrono il pane, versano l’acqua. Alla fine raccolgomo piatti, posate, bicchieri. In altre scuole invece , soprattutto in principio, è l’adulto che mette sul tavolo il contenitore e poi segue o aiuta i bambini nel passarselo l’un l’altro.
Dipende dallo spazio, dagli accordi con la cucina, dai tempi. L’importante che i bambini siano sempre messi in grado di svolgere in un modo o nell’altro un ruolo attivo. Questo concerne anche la sparecchiatura,
Anche questa è prevista nei particolari e insegnata a singoli bambini. o a piccoli gruppi secondo un turno concordato insieme La questione del riordino, sapere dove mettere le posate e le stoviglie sporche, come raccogliere le briciole, come piegare e dove disporre i tovaglioli per il giorno dopo, fa parte dello stesso stile di cura che favorisce di per sé un’esperienza di elevata socializzazione.
Imparare “come si fa” non richiede molto tempo e in ogni caso questo non può considerarsi “perso” dato che poi si avrà una piacevole tranquillità per tutti.A una condizione però: che gli adulti – maestri, cuoca, inservienti- non alzino mai la voce, non chiamino alcuno da lontano, che rivolgano con gentilezza al singolo bambino. Come si fa tra persone civili, in qualunque ristorante. Non deve il consumo di vitto da carcerati o da soldati in un refettorio, ma un momento di piacevole scambio in una bene organizzata sala da pranzo.
Barbara Fores