Libertà e Correzioni
Maria Montessori (1870 –1952) è in tutto il mondo un nome autorevole in campo pedagogico–scientifico: esistono migliaia di scuole dai 3 ai 6, dai 6 ai 12 e dai 12 ai 15 o anche 18 anni in Europa (soprattutto Olanda, Belgio, Germania, Inghilterra, Svezia, ma anche in Francia , in Grecia , in Spagna), in Nord America e in Canada con importanti Centri di formazione per maestri, direttori e amministratori di scuole, bollettini e giornali per genitori e per docenti. Non sono da meno l’Australia e la Nuova Zelanda, il Sudafrica e persino la Tanzania.
Da noi, no: Montessori è ancora vittima delle diatribe tra idealisti e positivisti, cattolici e progressisti; lei , una donna che osò diventare medico in tempi proibiti alle donne, che si permise da medico di avanzare critiche alla scuola dominata da docenti maschi e realizzata dalle modeste maestrine del primo Novecento; una donna coraggiosa, che - mentre si affermavano le dittature del secolo scorso con i nomi di Mussolini, Hitler, Stalin, Franco e Salazar – proclamava a chiare note in varie conferenze europee che un’educazione senza violenza, fin dai primi anni, senza punizioni né umiliazioni è il migliore strumento di pace. In questo senso ha lavorato tutta la sua vita tanto da avere tre nominations al premio Nobel per la pace (1949, ’50 e ’51), ogni volta andato a un uomo che per la pace aveva operato solo indirettamente.
Di lei studiosi non prevenuti hanno ammirato la “robusta mente di scienziato”, le sue straordinarie intuizioni che fin dagli anni Venti aveva tratto dall'osservazione dei neonati, dei bambini e dei ragazzi e che oggi sono pienamente confermate dalle neuroscienze come dall'etologia, ad esempio i piani di sviluppo e i periodi sensitivi, merito riconosciuto da studiosi del calibro di Eibl-Eibesfeld e di Niko Tinbergen; l’unicità dell’essere umano e del suo progetto di vita, diverso in ogni individuo, temi ripresi da quella grande studiosa di psicologia dinamica che è stata Luigia Camaioni. Altro aspetto in cui è stata pioniera è il valore dell’educazione sensoriale nel primo piano dello sviluppo e l’importanza di materiali concreti, sempre realizzati su base sensoriale, anche per la seconda infanzia , per lo studio della geometria e dell’aritmetica, la grammatica e la storia, la geografia e le scienze naturali per le scuole primaria e media.
La sua proposta educativa è estremamente ricca e concreta, non facilmente riassumibile.
Si basa anzitutto sulla valorizzazione della diversità umana, per cui le classi sono formate da bambini di età diverse (3-6 oppure 6-8 e 9-11 e così per le medie) , meglio se anche di diverse etnie e religioni, con livelli di abilità e di censo differenti. Una collettività disomogenea, quindi di per sé stimolante e altamente educativa: di solito 25 bambini fra cui ci possono essere anche 2 o 3 svantaggiati, purché diversi tra loro: e il Down e, il non vedente, il sordo e il bambino genio. Sì perché anche lui è in grave difficoltà nella scuola selettiva e classista che abbiamo ancora oggi.
Difficile “tenerli insieme”come si usa dire. In effetti è compito difficilissimo se la maestra ha unici mezzi a disposizione la propria voce, i quaderni, la lavagna come succede nella maggioranza delle scuole.Viceversa una maestra Montessori si è preparata al compito delicato della crescita e della formazione di ognuno dei bambini presenti e la loro stessa diversità e originalità le consente di elaborare proposte molto differenti tra loro. Il suo impegno di adulto educatore ha un formidabile aiuto in un ambiente da lei stessa organizzato con tante proposte diverse, per grandi e per piccoli, materiali sensoriali e semplici attività costruttive come la tessitura, l’uso della creta o dei colori, gli origami o il collage, il disegno e la pittura, le lettere e i numeri, i campanelli per la musica, gli incastri della geografia, le attività con l’acqua e le semplici esperienze di cucina, innaffiare le piante e raccogliere le foglie cadute e ancora, ancora.
L’elenco è sommario perché c’è molto altro. Tutto è sempre e in ogni momento a disposizione dei bambini che in principio sono guidati dall'adulto all'uso corretto delle cose. Ogni attività è egualmente importante e va eseguita adagio, con cura ( come si gira la maniglia di una porta, come si porta una brocca piena d’acqua): far bene le cose è molto importante per tutti, bambini e adulti. Il senso di questo ambiente preparato come una casa accogliente è di far trovare a ciascuno quello che gli corrisponde per imparare a poco a poco a interessarsi a tutto il resto, come tacita risposta ai bisogni individuali. Ogni bambino sceglie ciò che vuole fare, ma entro confini precisi.Questo è il grande aiuto alla conquista della propria indipendenza
Sulla questione della libertà che secondo molti nelle scuole Montessori sarebbe eccessiva e senza limiti ci sono, in Italia soprattutto, fraintendimenti e pregiudizi a non finire. “Qui fate quello che volete, vero?”, chiese una volta una visitatrice a un ragazzino che le rispose “No, signora, noi vogliamo quello che facciamo”. In effetti ciascuno sceglie ma entro limiti ben definiti: non può prendere gli oggetti a un altro bambino; deve finire ciò che ha cominciato e poi rimetterlo a posto, nel suo posto esatto; non può nemmeno usarlo per fare quello che gli pare, lanciarlo o giocarci in modo disordinato o distruttivo. In principio di frequenza queste reazioni possono esserci, soprattutto in bambini provenienti da scuole tradizionali, abituati a trasgredire e a provocare, con i quali la maestra interviene con calma senza aggredire né punire. La sua fermezza però non transige, non viene a patti: “Questo non si può fare” ed è la stessa cosa per tutti. Se la regola è “Non ci si siede su tavoli” non può farlo nemmeno la visitatrice più illustre, le si offre con garbo una sedia, ma sul tavolo non si siede nemmeno lei. I SI sono molti, indiretti e diretti - le tante cose interessanti che ciascuno può scegliere – i No sono pochi, ma fermissimi e, come già detto, uguali per tutti.
Le regole si imparano a poco a poco, senza mai sgridare un bambino se sbaglia o dimentica.La maestra,paziente ricorda la regola senza mai infierire. In pratica la legge viene data con amore e i bambini imparano via via ad autocorreggersi, per cui lei interviene sempre meno.
Molto presto i bambini imparano a vivere in una collettività pacifica: anche il bambino irrequieto, abituato a provocare disastri per attirare l’attenzione, a rubacchiare o fare cose di nascosto, cambia il proprio comportamento:agisce su di lui non solo l’atteggiamento gentile e di totale contenimento da parte dell’adulto, ma anche l’esempio dei compagni per i quali le sceneggiate non hanno alcun interesse.
Il fenomeno diventa ancora più evidente nella scuola elementare, prosecuzione della “Casa dei Bambini”: la comunità democratica, costruita nei primi anni, diventa nella seconda infanzia una vera società per coesione. Ciascuno rispetta le regole in quanto si sazia di attività che ha scelto in prima persona e per proprio interesse, delle quali però deve rendere conto ai compagni e alla maestra: sapere e saper fare è un bene condiviso oltreché individuale. I bambini imparano a collaborare, ma anche a confrontarsi: sono perfettamente in grado di valutare ciò che fanno, non hanno bisogno di voti, di compiti in classe, di giudizi umilianti né lodi sperticate per fare il meglio possibile il proprio lavoro.
I risultati più clamorosi sono il senso di responsabilità e di giustizia, il valore formativo dell’aiuto reciproco, la capacità di discutere e di affrontare i conflitti: nella diversità ci si prepara alla vita, senza alcun eccesso di libertà o di privilegi . Si impara il rispetto verso chi va più adagio perché meno esperto o in difficoltà, si scoprono i pregi di chi con il pallone non ci sa fare, ma è capace di inventare storie straordinarie, di chi si arrampica sugli alberi come un gatto ma sa anche disegnare e calcolare in modo rapido. Mentre ciascuno cresce nelle proprie potenzialità si costruisce un terreno comune di saperi , di fiducia, di amicizia.
Il programma per materie previsto dallo Stato qui viene offerto come aiuto allo sviluppo della mente, per rispondere a domande centrali nella seconda infanzia: Chi sono io? Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? In che rapporto ci troviamo con il pianeta Terra, la cui biosfera – dice Montessori - copre il globo terrestre aderendo ad esso come la pelliccia sul corpo di un mammifero? Scoprire il senso dell’evoluzione, del cammino dell’umanità dalle sue origini a oggi o il fatto che siamo fatti degli stessi atomi delle pietre e delle stelle, del bruco o del più grande degli animali è una scoperta straordinaria cui i bambini giungono a poco a poco attraverso le modalità con cui vengono offerte le varie nozioni. Anche la scoperta dei rapporti stretti tra geometria e aritmetica – dal sistema decimale alla radice quadrata e al cubo del trinomio – realizzata con materiali molto interessanti consente loro una forte preparazione matematica e logica di grande valore formativo: i bambini già ai sette anni giungono a calcoli complessi con i grandi numeri lavorando ripetutamente con questo o quel materiale, sempre a loro scelta, al cui uso vengono introdotti dalla maestra, senza che questa li obblighi in anticipo a questo o a quel risultato. Quello che sanno è frutto del loro lavoro personale, realizzato con piacere e con i compagni.
Sono queste le differenze più clamorose tra una scuola Montessori e una delle tante tradizionali nelle quali i bambini fanno tutti la stessa cosa contemporaneamente, devono imparare le cose a memoria o a furia di esercizi noiosi e montagne di compiti per nulla interessanti; a scuola vengono di continuo spinti a produrre e a far meglio non per loro adesione, ma in vista dei voti, dei giudizi, dei rimproveri o dei premi; a casa si rinforza questa modalità malgrado il suo evidente contenuto di corruzione, con : “Se leggi un libro, ti compro la Playstation” , “Se porti un bel voto,. ti regalo una felpa nuova”. Tutto viene monetizzato: di qui l’esaltazione del leader, anche inconsistente, ma ben visto dagli adulti , e quindi, nelle situazioni peggiori, il bullismo che nelle nostre scuole non si verifica mai.
Chi sceglie una scuola Montessori ben organizzata, sceglie per una formazione di ampio respiro in cui non c’è solo l’imparare, ma imparare senza ansia, sviluppando non invidia e disistima, ma al contrario senso di sicurezza, fiducia in se stessi e negli altri. Le difficoltà relazionali si affrontano, ma sempre con pacatezza e rispetto reciproco.
In moltissime classi tradizionali ci sono maestri che rispettano i loro allievi e non spingono all'eccesso il consueto clima aggressivo e competitivo – un nome per tutti Mario Lodi - ma d’altro canto tutta la scuola italiana è impostata su tali basi e quindi alla lunga difficilmente si scappa dai giudizi continui e dall’autoritarismo mascherato.
Non in tutti i paesi si segue la stessa strada: ad esempio in Finlandia da decenni – senza Montessori! - non si danno voti nelle scuole elementari e medie inferiori: eppure i risultati portano la Finlandia in cima alle classifiche. Lo ha constatato nel 2003 e nel 2006 il P.I.S.A (Program for International Student Assessement) che ogni tre anni redige una classifica di 57 paesi in base alla capacità degli studenti medi di risolvere problemi: l’Italia è fra gli ultimi dopo Estonia, Slovacchia, Macao, Taipei, Croazia e altri ancora. Questa la media nazionale, che nel nostro meridione si abbassa ancora, arrivando al livello della Thailandia che ha un elevato tasso di abbandono scolastico. Altro dato gravissimo è quello della diffusione di libri e dell’uso delle biblioteche: anche qui siamo al livello di paesi emergenti con elevato tasso di analfabetismo. Da noi ormai in voga c’è “’italiese” appiattito dalla TV con il conformismo delle notizie sbrigative e dei facili applausi per ogni evento. Noi italiani che, con la nostra storia classica e cristiana, pretendiamo di dare lezione a tutti, dovremmo forse andare con umiltà a studiare “come fanno altrove” e “con quali esiti”, visto che siamo a livelli minimi sul piano delle conoscenze scolastiche e da anni ormai lamentiamo la cosiddetta “fuga dei cervelli”.
Una domanda frequente è come si adatta un bambino uscito dalla Casa dei Bambini ai ritmi scolastici di una primaria tradizionale (stare sempre seduti, fare solo cose che la maestra permette o dice di fare, chiedere il permesso perfino per andare al gabinetto, non poter nemmeno disegnare quando si vuole, ecc,ecc.). Premesso che per amore o per forza i bambini si adattano a tutto, non v’è dubbio, che tale adattamento può essere non solo doloroso, ma anche dissestante per l’equilibrio mentale di un bambino: passare da una scuola che ha spazi di libertà ben definiti, ma che non esige attività a comando è qualcosa di così contraddittorio che nemmeno capiscono. Ci sono genitori che confessano poi lo stato di inquietudine e i pianti dei figli. “Voglio tornare nella mia scuola!”rimpiangono di aver imposto alla fine della prima infanzia il passaggio in una scuola rigida e prescrittiva.
Non diversamente è negativo il passaggio dalle elementari Montessori alla media statale, quanto mai giudicante e competitiva, anche se il ragazzino di 11-12 anni è più forte nella sua formazione rispetto a un piccolo di 5 o 6 anni.Chi ha assaggiato la libertà non sta bene sotto un regime prescrittivo, se non addirittura autoritario. Il fatto che sia il modello unico in tutti i gradi di scuola, il più esteso nel pubblico e nel privato, nel laico come nel religioso, non per questo è quello che risponde meglio ai bisogni dei piccoli in crescita, né dei ragazzini e nemmeno degli adolescenti, soprattutto sotto il profilo etico. Con il solito “Il fine giustifica i mezzi” si pretende di educare punendo e premiando, stimolando la delazione, la furbizia, il sotterfugio, il piccolo imbroglio, il giudizio graffiante, l’ironia. Scomparse per legge le punizioni corporali dalle istituzioni scolastiche, non mancano certo gli insulti, le umiliazioni verbali per non parlare del modo di assegnare i voti finali che nei licei vengono redatti, senza mai coinvolgere gli alunni spesso già maggiorenni, con la calcolatrice.
Da tutto il secolo passato Montessori ( ma non solo lei, se ricordiamo Ferrière e Decroly, Anna Freud e Dewey, Freinet con il vasto Movimento di Cooperazione Educativa e altri ancora) hanno in modi diversi denunciato questo modo nefasto di fare scuola che non educa alla responsabilità, alla cooperazione, all’impegno personale e nemmeno appassiona alla cultura e al sapere. Altrove le cose sono state migliorate o modificate. Non altrettanto in Italia: non è un caso se siamo giunti a una continua denuncia sui mali della scuola ai quali è inutile contrapporre norme rigide e invio di ispettori. Occorre rifondare il sistema scolastico dalle origini , ripartendo dai piccoli e preparando in modo diverso gli insegnanti, ma qui entriamo nel terreno dell’utopia riguardo al nostro paese.
Ancora sul tema della continuità: uno dei periodi sensitivi–base secondo Montessori è quello che lei ha chiamato dell’ordine, il bisogno prepotente lungo tutta l’infanzia di non perdere i punti di riferimento. Nei primi anni il bambino può sopportare cambiamenti minimi, solo se introdotti con cautela, lentezza, in modo che incontri il nuovo senza perdere ciò che già conosce. Gli studi di John Bowlby, di Anna Freud, dei coniugi Robertson , di Françoise Dolto , di Daniel Stern - per citare i più noti - confermano in pieno le intuizioni di Maria Montessori sul rispetto che dobbiamo al bambino per le sue esigenze di sicurezza, per potersi costruire quella “base sicura” come la chiamava Bowlby – senza la quale la salute mentale è a rischio. (Malgrado questo sapere, vediamo di continuo in quale modo sciatto e sbrigativo i bambini piccoli vengono immessi nei nidi e nelle scuole infantili o materne). Il passaggio dalla prima alla seconda infanzia a cavallo dei sei anni – oggi per legge ministeriale addirittura a cinque anni e mezzo – avviene in un momento delicatissimo dello sviluppo quando il bambino non ha ancora del tutto superato la sua visione magica della realtà, non ha definito il proprio schema corporeo , il senso del tempo e dello spazio, il qui e ora, ieri e domani o l’anno scorso. Pertanto la legge della continuità , della cautela nei cambiamenti è ancora valida. E’ vero che tutti passano dalla scuola dell’infanzia alla primaria, ma a parte la somiglianza di stile - è sempre l’adulto che dirige direttamente le attività in gruppi il più omogenei possibile – solo di recente ci si è accorti dell’importanza di attenuare i passaggi da un ordine all'altro – Nido / Materna; Materna / Primaria. Per un bambino che ha frequentato una scuola quale è una Montessori, basata sulla libera scelta, su un rapporto con adulti che non gridano, non puniscono, non mettono fretta, tanto meno pongono i bambini gli uni contro gli altri con continui confronti il passaggio è ancora più doloroso e umiliante, senza contare la perdita di legami affettivi forti quali si stabiliscono tra i bambini e la maestra e nei bambini tra loro. Le sofferenze inflitte dalla perdita improvvisa di persone amate sono quelle che maggiormente incidono sulla perdita di fiducia e di autostima che nessun voto o premio,al pari di soldi falsi, potranno mai compensare.
Da noi, no: Montessori è ancora vittima delle diatribe tra idealisti e positivisti, cattolici e progressisti; lei , una donna che osò diventare medico in tempi proibiti alle donne, che si permise da medico di avanzare critiche alla scuola dominata da docenti maschi e realizzata dalle modeste maestrine del primo Novecento; una donna coraggiosa, che - mentre si affermavano le dittature del secolo scorso con i nomi di Mussolini, Hitler, Stalin, Franco e Salazar – proclamava a chiare note in varie conferenze europee che un’educazione senza violenza, fin dai primi anni, senza punizioni né umiliazioni è il migliore strumento di pace. In questo senso ha lavorato tutta la sua vita tanto da avere tre nominations al premio Nobel per la pace (1949, ’50 e ’51), ogni volta andato a un uomo che per la pace aveva operato solo indirettamente.
Di lei studiosi non prevenuti hanno ammirato la “robusta mente di scienziato”, le sue straordinarie intuizioni che fin dagli anni Venti aveva tratto dall'osservazione dei neonati, dei bambini e dei ragazzi e che oggi sono pienamente confermate dalle neuroscienze come dall'etologia, ad esempio i piani di sviluppo e i periodi sensitivi, merito riconosciuto da studiosi del calibro di Eibl-Eibesfeld e di Niko Tinbergen; l’unicità dell’essere umano e del suo progetto di vita, diverso in ogni individuo, temi ripresi da quella grande studiosa di psicologia dinamica che è stata Luigia Camaioni. Altro aspetto in cui è stata pioniera è il valore dell’educazione sensoriale nel primo piano dello sviluppo e l’importanza di materiali concreti, sempre realizzati su base sensoriale, anche per la seconda infanzia , per lo studio della geometria e dell’aritmetica, la grammatica e la storia, la geografia e le scienze naturali per le scuole primaria e media.
La sua proposta educativa è estremamente ricca e concreta, non facilmente riassumibile.
Si basa anzitutto sulla valorizzazione della diversità umana, per cui le classi sono formate da bambini di età diverse (3-6 oppure 6-8 e 9-11 e così per le medie) , meglio se anche di diverse etnie e religioni, con livelli di abilità e di censo differenti. Una collettività disomogenea, quindi di per sé stimolante e altamente educativa: di solito 25 bambini fra cui ci possono essere anche 2 o 3 svantaggiati, purché diversi tra loro: e il Down e, il non vedente, il sordo e il bambino genio. Sì perché anche lui è in grave difficoltà nella scuola selettiva e classista che abbiamo ancora oggi.
Difficile “tenerli insieme”come si usa dire. In effetti è compito difficilissimo se la maestra ha unici mezzi a disposizione la propria voce, i quaderni, la lavagna come succede nella maggioranza delle scuole.Viceversa una maestra Montessori si è preparata al compito delicato della crescita e della formazione di ognuno dei bambini presenti e la loro stessa diversità e originalità le consente di elaborare proposte molto differenti tra loro. Il suo impegno di adulto educatore ha un formidabile aiuto in un ambiente da lei stessa organizzato con tante proposte diverse, per grandi e per piccoli, materiali sensoriali e semplici attività costruttive come la tessitura, l’uso della creta o dei colori, gli origami o il collage, il disegno e la pittura, le lettere e i numeri, i campanelli per la musica, gli incastri della geografia, le attività con l’acqua e le semplici esperienze di cucina, innaffiare le piante e raccogliere le foglie cadute e ancora, ancora.
L’elenco è sommario perché c’è molto altro. Tutto è sempre e in ogni momento a disposizione dei bambini che in principio sono guidati dall'adulto all'uso corretto delle cose. Ogni attività è egualmente importante e va eseguita adagio, con cura ( come si gira la maniglia di una porta, come si porta una brocca piena d’acqua): far bene le cose è molto importante per tutti, bambini e adulti. Il senso di questo ambiente preparato come una casa accogliente è di far trovare a ciascuno quello che gli corrisponde per imparare a poco a poco a interessarsi a tutto il resto, come tacita risposta ai bisogni individuali. Ogni bambino sceglie ciò che vuole fare, ma entro confini precisi.Questo è il grande aiuto alla conquista della propria indipendenza
Sulla questione della libertà che secondo molti nelle scuole Montessori sarebbe eccessiva e senza limiti ci sono, in Italia soprattutto, fraintendimenti e pregiudizi a non finire. “Qui fate quello che volete, vero?”, chiese una volta una visitatrice a un ragazzino che le rispose “No, signora, noi vogliamo quello che facciamo”. In effetti ciascuno sceglie ma entro limiti ben definiti: non può prendere gli oggetti a un altro bambino; deve finire ciò che ha cominciato e poi rimetterlo a posto, nel suo posto esatto; non può nemmeno usarlo per fare quello che gli pare, lanciarlo o giocarci in modo disordinato o distruttivo. In principio di frequenza queste reazioni possono esserci, soprattutto in bambini provenienti da scuole tradizionali, abituati a trasgredire e a provocare, con i quali la maestra interviene con calma senza aggredire né punire. La sua fermezza però non transige, non viene a patti: “Questo non si può fare” ed è la stessa cosa per tutti. Se la regola è “Non ci si siede su tavoli” non può farlo nemmeno la visitatrice più illustre, le si offre con garbo una sedia, ma sul tavolo non si siede nemmeno lei. I SI sono molti, indiretti e diretti - le tante cose interessanti che ciascuno può scegliere – i No sono pochi, ma fermissimi e, come già detto, uguali per tutti.
Le regole si imparano a poco a poco, senza mai sgridare un bambino se sbaglia o dimentica.La maestra,paziente ricorda la regola senza mai infierire. In pratica la legge viene data con amore e i bambini imparano via via ad autocorreggersi, per cui lei interviene sempre meno.
Molto presto i bambini imparano a vivere in una collettività pacifica: anche il bambino irrequieto, abituato a provocare disastri per attirare l’attenzione, a rubacchiare o fare cose di nascosto, cambia il proprio comportamento:agisce su di lui non solo l’atteggiamento gentile e di totale contenimento da parte dell’adulto, ma anche l’esempio dei compagni per i quali le sceneggiate non hanno alcun interesse.
Il fenomeno diventa ancora più evidente nella scuola elementare, prosecuzione della “Casa dei Bambini”: la comunità democratica, costruita nei primi anni, diventa nella seconda infanzia una vera società per coesione. Ciascuno rispetta le regole in quanto si sazia di attività che ha scelto in prima persona e per proprio interesse, delle quali però deve rendere conto ai compagni e alla maestra: sapere e saper fare è un bene condiviso oltreché individuale. I bambini imparano a collaborare, ma anche a confrontarsi: sono perfettamente in grado di valutare ciò che fanno, non hanno bisogno di voti, di compiti in classe, di giudizi umilianti né lodi sperticate per fare il meglio possibile il proprio lavoro.
I risultati più clamorosi sono il senso di responsabilità e di giustizia, il valore formativo dell’aiuto reciproco, la capacità di discutere e di affrontare i conflitti: nella diversità ci si prepara alla vita, senza alcun eccesso di libertà o di privilegi . Si impara il rispetto verso chi va più adagio perché meno esperto o in difficoltà, si scoprono i pregi di chi con il pallone non ci sa fare, ma è capace di inventare storie straordinarie, di chi si arrampica sugli alberi come un gatto ma sa anche disegnare e calcolare in modo rapido. Mentre ciascuno cresce nelle proprie potenzialità si costruisce un terreno comune di saperi , di fiducia, di amicizia.
Il programma per materie previsto dallo Stato qui viene offerto come aiuto allo sviluppo della mente, per rispondere a domande centrali nella seconda infanzia: Chi sono io? Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? In che rapporto ci troviamo con il pianeta Terra, la cui biosfera – dice Montessori - copre il globo terrestre aderendo ad esso come la pelliccia sul corpo di un mammifero? Scoprire il senso dell’evoluzione, del cammino dell’umanità dalle sue origini a oggi o il fatto che siamo fatti degli stessi atomi delle pietre e delle stelle, del bruco o del più grande degli animali è una scoperta straordinaria cui i bambini giungono a poco a poco attraverso le modalità con cui vengono offerte le varie nozioni. Anche la scoperta dei rapporti stretti tra geometria e aritmetica – dal sistema decimale alla radice quadrata e al cubo del trinomio – realizzata con materiali molto interessanti consente loro una forte preparazione matematica e logica di grande valore formativo: i bambini già ai sette anni giungono a calcoli complessi con i grandi numeri lavorando ripetutamente con questo o quel materiale, sempre a loro scelta, al cui uso vengono introdotti dalla maestra, senza che questa li obblighi in anticipo a questo o a quel risultato. Quello che sanno è frutto del loro lavoro personale, realizzato con piacere e con i compagni.
Sono queste le differenze più clamorose tra una scuola Montessori e una delle tante tradizionali nelle quali i bambini fanno tutti la stessa cosa contemporaneamente, devono imparare le cose a memoria o a furia di esercizi noiosi e montagne di compiti per nulla interessanti; a scuola vengono di continuo spinti a produrre e a far meglio non per loro adesione, ma in vista dei voti, dei giudizi, dei rimproveri o dei premi; a casa si rinforza questa modalità malgrado il suo evidente contenuto di corruzione, con : “Se leggi un libro, ti compro la Playstation” , “Se porti un bel voto,. ti regalo una felpa nuova”. Tutto viene monetizzato: di qui l’esaltazione del leader, anche inconsistente, ma ben visto dagli adulti , e quindi, nelle situazioni peggiori, il bullismo che nelle nostre scuole non si verifica mai.
Chi sceglie una scuola Montessori ben organizzata, sceglie per una formazione di ampio respiro in cui non c’è solo l’imparare, ma imparare senza ansia, sviluppando non invidia e disistima, ma al contrario senso di sicurezza, fiducia in se stessi e negli altri. Le difficoltà relazionali si affrontano, ma sempre con pacatezza e rispetto reciproco.
In moltissime classi tradizionali ci sono maestri che rispettano i loro allievi e non spingono all'eccesso il consueto clima aggressivo e competitivo – un nome per tutti Mario Lodi - ma d’altro canto tutta la scuola italiana è impostata su tali basi e quindi alla lunga difficilmente si scappa dai giudizi continui e dall’autoritarismo mascherato.
Non in tutti i paesi si segue la stessa strada: ad esempio in Finlandia da decenni – senza Montessori! - non si danno voti nelle scuole elementari e medie inferiori: eppure i risultati portano la Finlandia in cima alle classifiche. Lo ha constatato nel 2003 e nel 2006 il P.I.S.A (Program for International Student Assessement) che ogni tre anni redige una classifica di 57 paesi in base alla capacità degli studenti medi di risolvere problemi: l’Italia è fra gli ultimi dopo Estonia, Slovacchia, Macao, Taipei, Croazia e altri ancora. Questa la media nazionale, che nel nostro meridione si abbassa ancora, arrivando al livello della Thailandia che ha un elevato tasso di abbandono scolastico. Altro dato gravissimo è quello della diffusione di libri e dell’uso delle biblioteche: anche qui siamo al livello di paesi emergenti con elevato tasso di analfabetismo. Da noi ormai in voga c’è “’italiese” appiattito dalla TV con il conformismo delle notizie sbrigative e dei facili applausi per ogni evento. Noi italiani che, con la nostra storia classica e cristiana, pretendiamo di dare lezione a tutti, dovremmo forse andare con umiltà a studiare “come fanno altrove” e “con quali esiti”, visto che siamo a livelli minimi sul piano delle conoscenze scolastiche e da anni ormai lamentiamo la cosiddetta “fuga dei cervelli”.
Una domanda frequente è come si adatta un bambino uscito dalla Casa dei Bambini ai ritmi scolastici di una primaria tradizionale (stare sempre seduti, fare solo cose che la maestra permette o dice di fare, chiedere il permesso perfino per andare al gabinetto, non poter nemmeno disegnare quando si vuole, ecc,ecc.). Premesso che per amore o per forza i bambini si adattano a tutto, non v’è dubbio, che tale adattamento può essere non solo doloroso, ma anche dissestante per l’equilibrio mentale di un bambino: passare da una scuola che ha spazi di libertà ben definiti, ma che non esige attività a comando è qualcosa di così contraddittorio che nemmeno capiscono. Ci sono genitori che confessano poi lo stato di inquietudine e i pianti dei figli. “Voglio tornare nella mia scuola!”rimpiangono di aver imposto alla fine della prima infanzia il passaggio in una scuola rigida e prescrittiva.
Non diversamente è negativo il passaggio dalle elementari Montessori alla media statale, quanto mai giudicante e competitiva, anche se il ragazzino di 11-12 anni è più forte nella sua formazione rispetto a un piccolo di 5 o 6 anni.Chi ha assaggiato la libertà non sta bene sotto un regime prescrittivo, se non addirittura autoritario. Il fatto che sia il modello unico in tutti i gradi di scuola, il più esteso nel pubblico e nel privato, nel laico come nel religioso, non per questo è quello che risponde meglio ai bisogni dei piccoli in crescita, né dei ragazzini e nemmeno degli adolescenti, soprattutto sotto il profilo etico. Con il solito “Il fine giustifica i mezzi” si pretende di educare punendo e premiando, stimolando la delazione, la furbizia, il sotterfugio, il piccolo imbroglio, il giudizio graffiante, l’ironia. Scomparse per legge le punizioni corporali dalle istituzioni scolastiche, non mancano certo gli insulti, le umiliazioni verbali per non parlare del modo di assegnare i voti finali che nei licei vengono redatti, senza mai coinvolgere gli alunni spesso già maggiorenni, con la calcolatrice.
Da tutto il secolo passato Montessori ( ma non solo lei, se ricordiamo Ferrière e Decroly, Anna Freud e Dewey, Freinet con il vasto Movimento di Cooperazione Educativa e altri ancora) hanno in modi diversi denunciato questo modo nefasto di fare scuola che non educa alla responsabilità, alla cooperazione, all’impegno personale e nemmeno appassiona alla cultura e al sapere. Altrove le cose sono state migliorate o modificate. Non altrettanto in Italia: non è un caso se siamo giunti a una continua denuncia sui mali della scuola ai quali è inutile contrapporre norme rigide e invio di ispettori. Occorre rifondare il sistema scolastico dalle origini , ripartendo dai piccoli e preparando in modo diverso gli insegnanti, ma qui entriamo nel terreno dell’utopia riguardo al nostro paese.
Ancora sul tema della continuità: uno dei periodi sensitivi–base secondo Montessori è quello che lei ha chiamato dell’ordine, il bisogno prepotente lungo tutta l’infanzia di non perdere i punti di riferimento. Nei primi anni il bambino può sopportare cambiamenti minimi, solo se introdotti con cautela, lentezza, in modo che incontri il nuovo senza perdere ciò che già conosce. Gli studi di John Bowlby, di Anna Freud, dei coniugi Robertson , di Françoise Dolto , di Daniel Stern - per citare i più noti - confermano in pieno le intuizioni di Maria Montessori sul rispetto che dobbiamo al bambino per le sue esigenze di sicurezza, per potersi costruire quella “base sicura” come la chiamava Bowlby – senza la quale la salute mentale è a rischio. (Malgrado questo sapere, vediamo di continuo in quale modo sciatto e sbrigativo i bambini piccoli vengono immessi nei nidi e nelle scuole infantili o materne). Il passaggio dalla prima alla seconda infanzia a cavallo dei sei anni – oggi per legge ministeriale addirittura a cinque anni e mezzo – avviene in un momento delicatissimo dello sviluppo quando il bambino non ha ancora del tutto superato la sua visione magica della realtà, non ha definito il proprio schema corporeo , il senso del tempo e dello spazio, il qui e ora, ieri e domani o l’anno scorso. Pertanto la legge della continuità , della cautela nei cambiamenti è ancora valida. E’ vero che tutti passano dalla scuola dell’infanzia alla primaria, ma a parte la somiglianza di stile - è sempre l’adulto che dirige direttamente le attività in gruppi il più omogenei possibile – solo di recente ci si è accorti dell’importanza di attenuare i passaggi da un ordine all'altro – Nido / Materna; Materna / Primaria. Per un bambino che ha frequentato una scuola quale è una Montessori, basata sulla libera scelta, su un rapporto con adulti che non gridano, non puniscono, non mettono fretta, tanto meno pongono i bambini gli uni contro gli altri con continui confronti il passaggio è ancora più doloroso e umiliante, senza contare la perdita di legami affettivi forti quali si stabiliscono tra i bambini e la maestra e nei bambini tra loro. Le sofferenze inflitte dalla perdita improvvisa di persone amate sono quelle che maggiormente incidono sulla perdita di fiducia e di autostima che nessun voto o premio,al pari di soldi falsi, potranno mai compensare.