dispiaceri
Dispiaceri e ancora dispiaceri!
Ornella
Ha passato la domenica con suo padre dall’altra parte della città, in un’altra casa, dove c’è un’altra donna e un altro bambino, un quasi fratello di un anno maggiore di lei, con cui gioca volentieri. A sua madre, con la saggezza dei suoi otto anni, non racconta gran ché, ma lei la punzecchia e la umilia: “Sempre la solita mutria, non mi racconti nulla (rimprovero) e io che sono stata qui ad aspettarti (colpevolizzazione). Che cosa hai fatto? Chi c’era? (tono indagatorio che nasconde altro). E tuo padre che diceva ? Come al solito ti ha fatto un regalo! Eh lui sì che se lo può permettere, ma io non voglio assolutamente che tu ti metta quella camicetta, di sicuro scelta da quella donna (disprezzo e rivalsa).
“Ma nemmeno quando andrò da loro?”. ”Ho detto no, non te la voglio vedere addosso”. “Ma io …”.
Di colpo gli urli salgono di molti decibel e a Ornella in lacrime non resta che rifugiarsi in bagno.
Ma è giusto che una bambina paghi con il suo dolore i risentimenti e la collera della madre, anche se i sentimenti di questa possono essere giustificati?
Marco
Con i suoi diciotto mesi porta ovunque con determinazione la sua voglia di toccare, spostare, conoscere. Oggi si è infilato nel salottino dove suo padre tiene i CD tutti bene allineati: che bel gioco tirarli già da quella curiosa mensolina, aprirne qualcuno – così lucente – farli rotolare. Il piacere di scoperta è tale che dimentica tutto il resto: concentrazione totale e silenzio.
Ma è proprio il silenzio ad allarmare il genitore che lo cerca chiamandolo e infine arriva. Davanti a tanto disordine lo tira su di colpo urlando, aggiunge uno sculaccione e lo mette fuori della porta nel corridoio. Marco grida, batte alla porta, piange a lungo finché si addormenta per terra con il dito in bocca.
Conciliare interessi talmente opposti è davvero impossibile? E Marco che cosa può aver capito?
Ornella
Ha passato la domenica con suo padre dall’altra parte della città, in un’altra casa, dove c’è un’altra donna e un altro bambino, un quasi fratello di un anno maggiore di lei, con cui gioca volentieri. A sua madre, con la saggezza dei suoi otto anni, non racconta gran ché, ma lei la punzecchia e la umilia: “Sempre la solita mutria, non mi racconti nulla (rimprovero) e io che sono stata qui ad aspettarti (colpevolizzazione). Che cosa hai fatto? Chi c’era? (tono indagatorio che nasconde altro). E tuo padre che diceva ? Come al solito ti ha fatto un regalo! Eh lui sì che se lo può permettere, ma io non voglio assolutamente che tu ti metta quella camicetta, di sicuro scelta da quella donna (disprezzo e rivalsa).
“Ma nemmeno quando andrò da loro?”. ”Ho detto no, non te la voglio vedere addosso”. “Ma io …”.
Di colpo gli urli salgono di molti decibel e a Ornella in lacrime non resta che rifugiarsi in bagno.
Ma è giusto che una bambina paghi con il suo dolore i risentimenti e la collera della madre, anche se i sentimenti di questa possono essere giustificati?
Marco
Con i suoi diciotto mesi porta ovunque con determinazione la sua voglia di toccare, spostare, conoscere. Oggi si è infilato nel salottino dove suo padre tiene i CD tutti bene allineati: che bel gioco tirarli già da quella curiosa mensolina, aprirne qualcuno – così lucente – farli rotolare. Il piacere di scoperta è tale che dimentica tutto il resto: concentrazione totale e silenzio.
Ma è proprio il silenzio ad allarmare il genitore che lo cerca chiamandolo e infine arriva. Davanti a tanto disordine lo tira su di colpo urlando, aggiunge uno sculaccione e lo mette fuori della porta nel corridoio. Marco grida, batte alla porta, piange a lungo finché si addormenta per terra con il dito in bocca.
Conciliare interessi talmente opposti è davvero impossibile? E Marco che cosa può aver capito?