Molti Centenari
Nel 2007 si è ricordata “la scoperta del bambino” attuata da Maria Montessori a Roma nella piccola, prima Casa dei Bambini, una memoria che è in buona compagnia con altri centenari illustri.
Ricordiamo ad esempio un altro geniale educatore: Robert Baden Powell (1857- 1941), un militare inglese che aveva colto il gusto di avventura e del dono di sé, così come le esigenze di rigore morale proprie dell’adolescenza. Nella società molto chiusa e gerarchica del suo tempo seppe dare fiducia ai ragazzi e ai giovani, creando per loro un’occasione insolita che li aiutasse a fortificarsi sul piano fisico, acquisire abilità anche in condizioni di sopravvivenza, mettendosi al tempo stesso al servizio del prossimo.
Un grande gioco quello dello scoutismo, attraverso il quale scoprire che la vita può essere interessante, imparando a cavarsela e cercando di rendere migliore il mondo in cui si vive. La sua filosofia, malgrado evidenti intenzioni moralistiche, esigeva un’equidistanza dalle religioni e dalle distinzioni sociali.
Anche in Italia in principio e per circa vent’anni, si diffuse come organizzazione laica, finché l’incontro tra il direttore didattico Mario Mazza, attivo a Genova, e il medico inglese sir James Spensley portò nel 1909 in questa città alla fondazione dei REI (Ragazzi Esploratori Italiani) di impostazione religiosa. Da questi, in collaborazione con altri, nel 1916 si organizzarono i primi Reparti ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani[1]). Approvati da Papa Ratti (Pio IX) nel 1922, a poco a poco si diffusero da parrocchia a parrocchia nell’Italia contadina del tempo portando un soffio di novità e di avventura[2].
Il fascismo osteggiò palesemente il movimento che sopravvisse in talune forme clandestine (come il gruppo delle “Aquile randagie” fondato da Andrea Ghetti, detto Baden, un prete, scout a sua volta in anni giovanili, cui piaceva andare controcorrente. Con coraggio e gusto per l’umorismo suscitato dai molti lati ridicoli dei nuovi padroni, le Aquile aiutarono antifascisti ed ebrei a fuggire e realizzarono varie azioni dimostrative). D’altra parte Mussolini che con i suoi gerarchi aveva creato i “Balilla”, li presentò all’ignaro Baden Powell quale versione italiana degli scout: una ver mistificazione, data l’organizzazione militaresca dei giovani messa in atto fin dalla prima infanzia (i “Figli della Lupa” prima dei sei anni!).
Per tornare al mitico B.P. – come lo chiamano familiarmente gli scout- il primo agosto del 1907 questi organizzò con una ventina di ragazzi nell’isola inglese di Brownsea il primo campo scout; da quella entusiasmante esperienza si sviluppò un movimento che, si calcola, in 100 anni ha formato in tutto il mondo circa 400 milioni di adolescenti.
Nato a Paddington presso Londra il 22 febbraio 1857, B.P. dapprima militare di carriera in India e in Sudafrica, divenne scrittore vivace e diffusore in prima persona dello scoutismo. Nel 1912 sposò Olave Soames, di trent’anni più giovane di lui: ebbero tre figli. Il primo incontro mondiale (Jamboree) si tenne in Inghilterra nel 1920. “Nel ’22 c’erano già più di un milione di scout in 32 paesi”[3]. Nel ’38 venne proposto per il premio Nobel per la Pace 1939, ma lo scoppio della guerra bloccò l’iniziativa. Ammalato e amareggiato per il crollo della pace, si ritirò in una sua casa a Nyeri nei pressi del Monte Kenia e lì morì l’8 gennaio 1941.
Il giorno della sua nascita è ricordato come momento di festa dai boy-scout e dalle guide (le girl-scout) di tutto il mondo: si calcola che oggi esistano 28 milioni dei primi e 12 milioni delle seconde. Malgrado la sua enorme diffusione, non vanno dimenticate le critiche soprattutto da parte di agnostici circa una sorta di indottrinamento occulto dei giovani (che sarebbe di origine massonica), per il rigore delle regole e un generale “dover essere” con lati ridicoli e un po’ infantili. Tuttavia se la filosofia di B.P., pur semplicistica e vagamente manipolatoria - come sostiene qualcuno - trova tuttora tanti seguaci, significa che offre ai giovani e giovanissimi risposte che la scuola o la famiglia non sono capaci di offrire.
Soprattutto è l’avventura lontano da casa, con regole diverse da quelle che di solito affliggono l’infanzia e l’adolescenza, a conquistare i ragazzi, quasi una valvola di sicurezza fuori da un mondo adulto che sentono lontano e aggressivo. Ovviamente fallisce quando i capi non sono sufficientemente preparati o quando il moralismo,m sempre pronto a manifestarsi, li delude. I ragazzi, si sa, non si fanno incantare e giudicano con rigore chi è ambiguo o poco onesto.
Un altro grande costruttore di pace, nato a Roma il 31 agosto 1907, è stato Altiero Spinelli,considerato dalla milizia fascista “sovversivo irriducibile e fanatico”. Colto e geniale, diventa comunista nel ’24, l’anno dell’uccisione di Giacomo Matteotti, e tre anni dopo, denunciato al Tribunale Speciale, viene segregato per dieci anni in carcere. Dopo il 1937, ne affronterà sei di confino. Figlio del socialista Carlo Spinelli e di Maria Ricci, anche fra i suoi numerosi fratelli e sorelle dai nomi insoliti c’è chi segue la stessa strada: Cerilo è anche lui in carcere, mentre Veniero è sorvegliato speciale per aver partecipato alla guerra di Spagna. Oltre le sorelle Azalea e Fiorella, c’è l’indimenticabile Gigliola che sposerà lo storico Franco Venturi, conosciuto nelle azioni della Resistenza in Piemonte.
L’appartenenza di Altiero al comunismo finisce nel ’42, espulso dal partito a causa delle sue critiche a Stalin fin dai primi processi e dopo il patto Ribbentrop-Molotov. Studia, per quanto gli viene concesso. Negli anni di prigionia matura ulteriormente il suo pensiero: legge Croce, incontra altri dissidenti antifascisti come Umberto Terracini e Leo Valiani. Dopo l’isola di Ponza viene mandato a Ventotene ed è qui che nel ‘41, insieme a Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann, elabora il Manifesto di Ventotene , documento base del futuro federalismo europeo. Riescono a farlo uscire dall’isola – la versione più romanzesca è che, scritto su carta da sigarette, sia arrivato sulla penisola all’interno di un pollo arrosto portato da Ursula che aveva maggiore libertà di movimento e che diverrà poi sua moglie.
Il Manifesto comincia a circolare in forma clandestina ed è già documento diffuso clandestinamente quando l’anno seguente Spinelli venne liberato. Il 28 agosto 1943 fonda a Milano il Movimento Federalista Europeo. Da questo momento in avanti, laico illuminato e convinto quale era, tenace e infaticabile, sempre con una vena di allegro umorismo, mette le basi alla costruzione di un’Europa unita. Tanto può un uomo solo con la forza delle sue convinzioni e la fede nei valori democratici costruiti in concreto.
Il terzo grande che vogliamo ricordare è Bruno Munari: nato a Milano il 24 ottobre 1907, grandissimo, poliedrico artista tra i fondatori del design e della grafica moderna, esercitò forte influenza sulla scultura, la cinematografia, la ricerca espressiva del Novecento.
Dopo aver trascorso infanzia e adolescenza nel Polesine, nel 1925 tornò a Milano per lavoro e cominciò a frequentare il gruppo dei futuristi. Nel ‘30 realizzò il primo “mobile” della storia dell’arte; tre anni dopo concretizzò l’idea di costruire opere artistiche in movimento con la prima “macchina inutile”. In quegli stessi anni incontrò a Parigi Aragon e Breton.
Nel frattempo, impegnato a lavorare come grafico, esperienza in cui mise a punto le sue ricerche visive, divenne art director presso la Mondadori: è qui che cominciò a progettare libri per bambini, stimolato anche dalla nascita del figlio Alberto.
I suoi piccoli libri sensoriali, aperti a tante scoperte possibili, elegantissimi, modificarono radicalmente il modo di concepire testi destinati ai più piccoli: libri senza o con una sola parola, spesso segnati da una lieve vena umoristica facilmente recepita dai bambini, la stessa che si ritrova del resto nelle “forchette parlanti” o nelle “sculture da viaggio” destinate agli adulti.
Negli anni Sessanta, invitato più volte in Giappone, scopre un’affinità crescente con quella cultura impregnata di filosofia zen, di gusto dell’asimmetria, elegantissima nel presentare oggetti con carte raffinate. Negli anni Settanta comincia ad avviare a Brera i laboratori per bambini. La sua attività è vastissima, in continua inesauribile esplorazione: dai libri al design industriale, dagli oggetti di arredamento alle sperimentazioni cinematografiche (celebre I colori della luce realizzato per la parte musicale con Luciano Berio).
Modesto nelle relazioni con gli altri, straordinario nelle sue fulminanti osservazioni, geniale in tutto ciò che avvicinava, che toccava, era anche un eterno fanciullo per la curiosità che metteva incontrando le persone o avvicinando materiali inusuali che si trasformavano sotto il suo sguardo e le sue mani.
Ha dato sempre generosamente di sé, per cui oggi molti parlano in suo nome, ma non tutti lo fanno in modo onesto. Già sentir dire “metodo”Munari insospettisce: lui, così libero e aperto al nuovo, non avrebbe certo apprezzato di ritrovarsi in una metodologia congelata. La sua morte è avvenuta a Milano il 30 settembre 1998.
In questa città esiste oggi l’Associazione “Bruno Munari”, (via B. Cavalieri 6, 20121 Milano,
cell. 347 964 8374) che organizza corsi di formazione sulla scia del grande Maestro.
Per finire, ricordiamo non tanto una persona, quanto un gioco un tempo celebre: il Meccano. Cento anni fa a Liverpool un certo Frank Hornby inventava e metteva in commercio un gioco molto speciale, fatto di piastrine e listelli forati da assemblare con viti e contro viti, a mano o con un semplice cacciavite. Con il Meccano si potevano costruire meccanismi in movimento – con l’ausilio di spago robusto - come gru, binari, treni, ma anche ponti o copie di celebri strutture come la Tour Eiffel o il Titanic. Gioco essenzialmente maschile, il suo nome veniva dalla pronuncia veloce del suggerimento Make and know ( Fa’ e conosci). Il suo inventore, modesto cassiere nel negozietto paterno, divenne straricco diffondendolo in tutte le case della piccola e alta borghesia europea e d’oltre mare.
Il Meccano ha guidato la formazione di futuri inventori e architetti, ingegneri e scrittori…Oggi però è solo un oggetto da museo, una rarità da acquistare in aste costose: “l’ingegneria in miniatura”, come Hornby lo pubblicizzava, non è più prodotto dal 1981, perché soppiantato dal Lego, giocattolo certo coloratissimo a confronto, ma assai meno impegnativo. Oggi ha una lieve, sofferta rivincita: anche il Lego scompare, spazzato via dai video-games, gli oziosi PlayStation & C. ben presto dimenticati. Le dita si limitano a spingere pulsanti, più o meno velocemente, mentre la mente resta passiva: non progetta, non crea più e le mani si atrofizzano nel consumismo di giochi che sono già assaggi di droga. Per i nostri ragazzini un vero delitto!
Dal Qua.mo n.95, A.XXIV, estate 2007
[1] Nel 1974 venne fondata l’ AGESCI cattolica: riunisce l’ASCI e l’AGI ( Ass.Guide Italiane), è riconosciuta dalla CEI ( Conferenza Episcopale Italiana) e dal Ddipartimento di Promozione Civile. Gli scout laici sono riuniti nel orpo Nazionale Giovani Esploratori/Esploratrici Italiani (CNGEI). Si rivolge a ragazzini 8.11 anni (lupetti); 12-16 (esploratori) 16-19 (rovers).La Federazione Italian Scoutismo (FIS) riunisce tutte le associazioni scout. Si veda il sito Tuttoscout.
[3] Così Wikipedia sulla Rete.
Ricordiamo ad esempio un altro geniale educatore: Robert Baden Powell (1857- 1941), un militare inglese che aveva colto il gusto di avventura e del dono di sé, così come le esigenze di rigore morale proprie dell’adolescenza. Nella società molto chiusa e gerarchica del suo tempo seppe dare fiducia ai ragazzi e ai giovani, creando per loro un’occasione insolita che li aiutasse a fortificarsi sul piano fisico, acquisire abilità anche in condizioni di sopravvivenza, mettendosi al tempo stesso al servizio del prossimo.
Un grande gioco quello dello scoutismo, attraverso il quale scoprire che la vita può essere interessante, imparando a cavarsela e cercando di rendere migliore il mondo in cui si vive. La sua filosofia, malgrado evidenti intenzioni moralistiche, esigeva un’equidistanza dalle religioni e dalle distinzioni sociali.
Anche in Italia in principio e per circa vent’anni, si diffuse come organizzazione laica, finché l’incontro tra il direttore didattico Mario Mazza, attivo a Genova, e il medico inglese sir James Spensley portò nel 1909 in questa città alla fondazione dei REI (Ragazzi Esploratori Italiani) di impostazione religiosa. Da questi, in collaborazione con altri, nel 1916 si organizzarono i primi Reparti ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani[1]). Approvati da Papa Ratti (Pio IX) nel 1922, a poco a poco si diffusero da parrocchia a parrocchia nell’Italia contadina del tempo portando un soffio di novità e di avventura[2].
Il fascismo osteggiò palesemente il movimento che sopravvisse in talune forme clandestine (come il gruppo delle “Aquile randagie” fondato da Andrea Ghetti, detto Baden, un prete, scout a sua volta in anni giovanili, cui piaceva andare controcorrente. Con coraggio e gusto per l’umorismo suscitato dai molti lati ridicoli dei nuovi padroni, le Aquile aiutarono antifascisti ed ebrei a fuggire e realizzarono varie azioni dimostrative). D’altra parte Mussolini che con i suoi gerarchi aveva creato i “Balilla”, li presentò all’ignaro Baden Powell quale versione italiana degli scout: una ver mistificazione, data l’organizzazione militaresca dei giovani messa in atto fin dalla prima infanzia (i “Figli della Lupa” prima dei sei anni!).
Per tornare al mitico B.P. – come lo chiamano familiarmente gli scout- il primo agosto del 1907 questi organizzò con una ventina di ragazzi nell’isola inglese di Brownsea il primo campo scout; da quella entusiasmante esperienza si sviluppò un movimento che, si calcola, in 100 anni ha formato in tutto il mondo circa 400 milioni di adolescenti.
Nato a Paddington presso Londra il 22 febbraio 1857, B.P. dapprima militare di carriera in India e in Sudafrica, divenne scrittore vivace e diffusore in prima persona dello scoutismo. Nel 1912 sposò Olave Soames, di trent’anni più giovane di lui: ebbero tre figli. Il primo incontro mondiale (Jamboree) si tenne in Inghilterra nel 1920. “Nel ’22 c’erano già più di un milione di scout in 32 paesi”[3]. Nel ’38 venne proposto per il premio Nobel per la Pace 1939, ma lo scoppio della guerra bloccò l’iniziativa. Ammalato e amareggiato per il crollo della pace, si ritirò in una sua casa a Nyeri nei pressi del Monte Kenia e lì morì l’8 gennaio 1941.
Il giorno della sua nascita è ricordato come momento di festa dai boy-scout e dalle guide (le girl-scout) di tutto il mondo: si calcola che oggi esistano 28 milioni dei primi e 12 milioni delle seconde. Malgrado la sua enorme diffusione, non vanno dimenticate le critiche soprattutto da parte di agnostici circa una sorta di indottrinamento occulto dei giovani (che sarebbe di origine massonica), per il rigore delle regole e un generale “dover essere” con lati ridicoli e un po’ infantili. Tuttavia se la filosofia di B.P., pur semplicistica e vagamente manipolatoria - come sostiene qualcuno - trova tuttora tanti seguaci, significa che offre ai giovani e giovanissimi risposte che la scuola o la famiglia non sono capaci di offrire.
Soprattutto è l’avventura lontano da casa, con regole diverse da quelle che di solito affliggono l’infanzia e l’adolescenza, a conquistare i ragazzi, quasi una valvola di sicurezza fuori da un mondo adulto che sentono lontano e aggressivo. Ovviamente fallisce quando i capi non sono sufficientemente preparati o quando il moralismo,m sempre pronto a manifestarsi, li delude. I ragazzi, si sa, non si fanno incantare e giudicano con rigore chi è ambiguo o poco onesto.
Un altro grande costruttore di pace, nato a Roma il 31 agosto 1907, è stato Altiero Spinelli,considerato dalla milizia fascista “sovversivo irriducibile e fanatico”. Colto e geniale, diventa comunista nel ’24, l’anno dell’uccisione di Giacomo Matteotti, e tre anni dopo, denunciato al Tribunale Speciale, viene segregato per dieci anni in carcere. Dopo il 1937, ne affronterà sei di confino. Figlio del socialista Carlo Spinelli e di Maria Ricci, anche fra i suoi numerosi fratelli e sorelle dai nomi insoliti c’è chi segue la stessa strada: Cerilo è anche lui in carcere, mentre Veniero è sorvegliato speciale per aver partecipato alla guerra di Spagna. Oltre le sorelle Azalea e Fiorella, c’è l’indimenticabile Gigliola che sposerà lo storico Franco Venturi, conosciuto nelle azioni della Resistenza in Piemonte.
L’appartenenza di Altiero al comunismo finisce nel ’42, espulso dal partito a causa delle sue critiche a Stalin fin dai primi processi e dopo il patto Ribbentrop-Molotov. Studia, per quanto gli viene concesso. Negli anni di prigionia matura ulteriormente il suo pensiero: legge Croce, incontra altri dissidenti antifascisti come Umberto Terracini e Leo Valiani. Dopo l’isola di Ponza viene mandato a Ventotene ed è qui che nel ‘41, insieme a Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann, elabora il Manifesto di Ventotene , documento base del futuro federalismo europeo. Riescono a farlo uscire dall’isola – la versione più romanzesca è che, scritto su carta da sigarette, sia arrivato sulla penisola all’interno di un pollo arrosto portato da Ursula che aveva maggiore libertà di movimento e che diverrà poi sua moglie.
Il Manifesto comincia a circolare in forma clandestina ed è già documento diffuso clandestinamente quando l’anno seguente Spinelli venne liberato. Il 28 agosto 1943 fonda a Milano il Movimento Federalista Europeo. Da questo momento in avanti, laico illuminato e convinto quale era, tenace e infaticabile, sempre con una vena di allegro umorismo, mette le basi alla costruzione di un’Europa unita. Tanto può un uomo solo con la forza delle sue convinzioni e la fede nei valori democratici costruiti in concreto.
Il terzo grande che vogliamo ricordare è Bruno Munari: nato a Milano il 24 ottobre 1907, grandissimo, poliedrico artista tra i fondatori del design e della grafica moderna, esercitò forte influenza sulla scultura, la cinematografia, la ricerca espressiva del Novecento.
Dopo aver trascorso infanzia e adolescenza nel Polesine, nel 1925 tornò a Milano per lavoro e cominciò a frequentare il gruppo dei futuristi. Nel ‘30 realizzò il primo “mobile” della storia dell’arte; tre anni dopo concretizzò l’idea di costruire opere artistiche in movimento con la prima “macchina inutile”. In quegli stessi anni incontrò a Parigi Aragon e Breton.
Nel frattempo, impegnato a lavorare come grafico, esperienza in cui mise a punto le sue ricerche visive, divenne art director presso la Mondadori: è qui che cominciò a progettare libri per bambini, stimolato anche dalla nascita del figlio Alberto.
I suoi piccoli libri sensoriali, aperti a tante scoperte possibili, elegantissimi, modificarono radicalmente il modo di concepire testi destinati ai più piccoli: libri senza o con una sola parola, spesso segnati da una lieve vena umoristica facilmente recepita dai bambini, la stessa che si ritrova del resto nelle “forchette parlanti” o nelle “sculture da viaggio” destinate agli adulti.
Negli anni Sessanta, invitato più volte in Giappone, scopre un’affinità crescente con quella cultura impregnata di filosofia zen, di gusto dell’asimmetria, elegantissima nel presentare oggetti con carte raffinate. Negli anni Settanta comincia ad avviare a Brera i laboratori per bambini. La sua attività è vastissima, in continua inesauribile esplorazione: dai libri al design industriale, dagli oggetti di arredamento alle sperimentazioni cinematografiche (celebre I colori della luce realizzato per la parte musicale con Luciano Berio).
Modesto nelle relazioni con gli altri, straordinario nelle sue fulminanti osservazioni, geniale in tutto ciò che avvicinava, che toccava, era anche un eterno fanciullo per la curiosità che metteva incontrando le persone o avvicinando materiali inusuali che si trasformavano sotto il suo sguardo e le sue mani.
Ha dato sempre generosamente di sé, per cui oggi molti parlano in suo nome, ma non tutti lo fanno in modo onesto. Già sentir dire “metodo”Munari insospettisce: lui, così libero e aperto al nuovo, non avrebbe certo apprezzato di ritrovarsi in una metodologia congelata. La sua morte è avvenuta a Milano il 30 settembre 1998.
In questa città esiste oggi l’Associazione “Bruno Munari”, (via B. Cavalieri 6, 20121 Milano,
cell. 347 964 8374) che organizza corsi di formazione sulla scia del grande Maestro.
Per finire, ricordiamo non tanto una persona, quanto un gioco un tempo celebre: il Meccano. Cento anni fa a Liverpool un certo Frank Hornby inventava e metteva in commercio un gioco molto speciale, fatto di piastrine e listelli forati da assemblare con viti e contro viti, a mano o con un semplice cacciavite. Con il Meccano si potevano costruire meccanismi in movimento – con l’ausilio di spago robusto - come gru, binari, treni, ma anche ponti o copie di celebri strutture come la Tour Eiffel o il Titanic. Gioco essenzialmente maschile, il suo nome veniva dalla pronuncia veloce del suggerimento Make and know ( Fa’ e conosci). Il suo inventore, modesto cassiere nel negozietto paterno, divenne straricco diffondendolo in tutte le case della piccola e alta borghesia europea e d’oltre mare.
Il Meccano ha guidato la formazione di futuri inventori e architetti, ingegneri e scrittori…Oggi però è solo un oggetto da museo, una rarità da acquistare in aste costose: “l’ingegneria in miniatura”, come Hornby lo pubblicizzava, non è più prodotto dal 1981, perché soppiantato dal Lego, giocattolo certo coloratissimo a confronto, ma assai meno impegnativo. Oggi ha una lieve, sofferta rivincita: anche il Lego scompare, spazzato via dai video-games, gli oziosi PlayStation & C. ben presto dimenticati. Le dita si limitano a spingere pulsanti, più o meno velocemente, mentre la mente resta passiva: non progetta, non crea più e le mani si atrofizzano nel consumismo di giochi che sono già assaggi di droga. Per i nostri ragazzini un vero delitto!
Dal Qua.mo n.95, A.XXIV, estate 2007
[1] Nel 1974 venne fondata l’ AGESCI cattolica: riunisce l’ASCI e l’AGI ( Ass.Guide Italiane), è riconosciuta dalla CEI ( Conferenza Episcopale Italiana) e dal Ddipartimento di Promozione Civile. Gli scout laici sono riuniti nel orpo Nazionale Giovani Esploratori/Esploratrici Italiani (CNGEI). Si rivolge a ragazzini 8.11 anni (lupetti); 12-16 (esploratori) 16-19 (rovers).La Federazione Italian Scoutismo (FIS) riunisce tutte le associazioni scout. Si veda il sito Tuttoscout.
[3] Così Wikipedia sulla Rete.